Dichiarare lo stato di emergenza, non e' utopico?

dI SARAH SCHMALZ (INTERVISTA)

 

Franco Cavalli si ritira lentamente come oncologo. In politica, tuttavia, la politica sanitaria resta la sua principale preoccupazione: se dovesse essere eletto al Consiglio nazionale, vuole lottare per una cassa malati unica e contro la potente lobby delle casse malati.

 

WOZ: Franco Cavalli, il suo ForumAlternativo si presenta alle elezioni in una lista congiunta con il PS. Non ha paura di aiutare semplicememente il PS a conquistare un seggio?

Franco Cavalli: La sinistra in Ticino è stata sempre frammentata. Ora per la prima volta ci presentiamo con una lista comune - noi, i verdi, il PC, il POP e il PS. Solo i trotskisti non si sono uniti, ma loro non si mischiano quasi mai con gli altri. Siamo convinti che, uniti, aumenteremo di quei cinque punti percentuali necessari per un secondo seggio a sinistra. Se il seggio lo fa il PS, non ci dispereremo. Ma è molto piu' probabile che lo conquistiamo noi. Anche perché sono un medico noto, cosa che in un cantone così piccolo aiuta. Voglio strappare questo seggio alla Lega - sarebbe la seconda volta che mi riesce dopo le elezioni del 1995. Anche questa è un po' la mia motivazione.

 

Perché pensa che la politica svizzera abbia ancora bisogno di lei? A quasi 77 anni, potrebbe ritirarsi poco a poco.

Mi sto lentamente ritirando. Fino a giugno facevo consultazioni regolari come medico, ora mi occupo solo di pochi pazienti. Sono ancora attivo, principalmente per la Fondazione del nostro Istituto di Ricerca, per circa due giorni alla settimana. La ragione per cui mi candido ancora una volta per il Consiglio nazionale ha a che fare con la situazione disastrosa del finanziamento della nostra sanità. I sondaggi dimostrano che il problema delle casse malati è ancora più importante per la popolazione rispetto al clima o all'Europa. Qualcosa deve essere fatto subito. Altrimenti il sistema imploderà.

 

Lei sta mettendo in guardia da tempo contro la medicina a due velocità ...

I prezzi dei farmaci rappresentano un terzo dei costi sanitari totali. I farmaci antitumorali, in particolare, sono estremamente cari e ora costano tra i 10'000 e i 12'000 franchi al mese. In oncologia spesso combiniamo due o tre farmaci. Così si raggiungono rapidamente i 300'000 franchi all'anno per paziente. Non tutti i pazienti possono permettersi un trattamento del genere. Per due motivi: l'Ufficio federale della sanità pubblica attende sempre più a lungo per inserire i farmaci costosi nell'elenco delle casse malati. Inoltre, le casse malati non finanziano sempre questi farmaci. Valutano ogni caso singolarmente. E se una cassa classifica un trattamento come sproporzionato, rispetto al risultato atteso, non lo paga. Non è accettabile che sia la mia cassa malati a decidere se ricevo o meno i farmaci!

 

Si ha l'impressione che tutti in politica si diano la colpa reciprocamente per l'aumento dei premi delle casse malati. Come pensa che il sistema dovrebbe essere riformato?

La soluzione corretta sarebbe la cassa malati unica, come esiste in Canada, con un sistema di premi proporzionali al reddito o allora dobbiamo finanziare la sanità con le imposte. Il problema principale è che il signor Blocher paga per la sua cassa malati lo stesso importo di un ferroviere. E non possiamo continuare con cinquanta casse malati con cinquanta amministratori delegati che guadagnano ciascuno quasi un milione all'anno. Come seconda misura, bisogna introdurre budget globali per il settore ambulatoriale. Il problema in medicina non è tanto quanto costa una prestazione, ma quante prestazioni vengono fornite. I budget globali, vale a dire la limitazione delle possibilità di fatturazione, costituirebbe un incentivo per i medici ad agire in modo proporzionato. In terzo luogo, naturalmente, è necessario un controllo molto rigoroso dei prezzi dei farmaci.

 

Tuttavia, l'industria farmaceutica non è così facile da controllare.

Certo - ma ci sono armi per combatterla: nei trattati internazionali, ad esempio, si afferma che uno Stato può permettere l’uso di farmaci generici in una situazione di emergenza e ciò anche se il brevetto è ancora valido. L'ex Presidente brasiliano Lula da Silva, ad esempio, lo fece all'epoca. Secondo me questo è uno dei motivi per cui oggi è dietro le sbarre.

 

Quindi la Svizzera dovrebbe dichiarare lo stato di emergenza? Questa è un'utopia!

Potrebbe darsi. Ma avremmo il diritto di farlo, perché uno stato di emergenza può anche essere di natura finanziaria. Il punto è: facciamo sempre finta che l'aumento dei costi sanitari sia inevitabile. E naturalmente, in parte è vero a causa dell'invecchiamento della popolazione e delle nuove tecnologie. Ma gran parte dell'esplosione dei costi attuali è colpa della politica. Molti dei miei suggerimenti facevano già parte della prima iniziativa sulle casse malati che abbiamo lanciato con il PS negli anni novanta. Ma ogni volta che c'è una votazione simile, gli oppositori conducono sempre una enorme campagna demagogica, finanziata dalle casse malati e dai partiti borghesi. Anche a Berna domina questa lobby - il ministro della sanità Alain Berset suggerisce spesso proposte ragionevoli al Parlamento, ma fallisce regolarmente.

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