La SSR non potrà più prelevare l’IVA sulla tassa di ricezione dei programmi radiotelevisivi. Lo ha deciso il Tribunale federale. Ciò comporterà una diminuzione delle entrate della SSR, a livello
nazionale, di 40 milioni di franchi all’anno. Per far fronte a questa situazione l’azienda ha deciso di ridurre il personale di 250 unità, di cui 49 in Ticino. Oltre ad un problema occupazionale
e umano, la qualità del servizio radiotelevisivo, già criticato a volte con qualche buona ragione, subirà un sicuro peggioramento.
L’ACSI, l’Associazione delle consumatrici della svizzera italiana, con le sue consorelle romande e svizzero tedesca, non si è però accontentata. Chiede che la decisione sia retroattiva, per 5 o 10 anni. Se la tesi fosse accolta, verrebbero a mancare alla radiotelevisione pubblica da 200 a 400 ulteriori milioni. Ogni famiglia risparmierebbe ogni anno la somma di franchi 11,30 (undici virgola trenta).
Tutto ciò accade nel momento in cui l’UDC sta raccogliendo le firme per privatizzare la radiotelevisione. Una domanda quindi si impone: per il consumatore/ cittadino sono più importanti pochi spiccioli oppure la qualità e il mantenimento di un servizio pubblico radiotelevisivo? Per noi la risposta è ovvia: la salvaguardia della SSR è fondamentale, anche se non sempre ci piace. Un’informazione privata sarebbe sicuramente ancora più parziale. L’ACSI ci sembra quindi decisamente fuori strada. Peccato.