di Enrico Borelli
Le autorità hanno emanato il Contratto normale di lavoro per le agenzie di viaggi e la Bravofly si “trasforma” in agenzia digitale, evitando così di essere vincolata al minimo salariale. Si
tratta di una vicenda triste e paradigmatica di quello che è il degrado nel mercato del lavoro. Dovrebbe far riflettere sul tipo di insediamenti produttivi che vogliamo in Ticino.
Questa azienda si è trasferita in Ticino per sfruttare le maglie larghe del quadro legislativo e del diritto del lavoro. Per sfruttare l’assenza di salari minimi e applicare paghe
“concorrenziali” per l’azienda ma che precludono la popolazione residente. Il salario è un criterio essenziale per giudicare la qualità di un rapporto di lavoro. L’azienda usufruisce di un Paese
che offre le garanzie di una legislazione particolarmente debole.
È interessante osservare che l’impresa giudica come invasivo il fatto che lo Stato cerchi in qualche modo di intervenire per porre rimedio a situazioni che non sono più tollerabili. Le commissioni tripartite hanno il compito di intervenire laddove viene registrato dumping, per cui si è deciso di emanare un Contratto normale. Anche se questi contratti non sono la risposta migliore che si possa prefigurare e hanno dei livelli salariali che giudichiamo insufficienti, costituiscono un sorta di ultima ratio. Non sono strumenti di uno Stato socialista ma intervengono in un’economia liberale, però queste ditte li recepiscono come elementi di disturbo. Questo è un caso esemplare di un’azienda che mette in concorrenza i lavoratori e, una volta intervenuta la tripartita, costituisce l’associazione agenzie digitali solo e unicamente per sfuggire alle disposizioni del Contratto normale. Ci chiediamo che senso abbia avere in Ticino queste imprese. Non possiamo dare una prospettiva alle future generazioni costruendo una zona franca, un’economia parallela nella quale vengono retribuiti dei salari da fame.
Le contraddizioni delle Destre
Queste vicende evidenziano le contraddizioni delle Destre, che la domenica affermano delle cose e poi nella pratica quotidiana ne fanno altre. Destre che non vogliono misure di accompagnamento, che sono contrarie al rafforzamento dei diritti dei lavoratori, che sfruttano queste vicende a puro scopo elettoralistico. Alle Destre, in fondo, va bene che ci sia un mercato del lavoro in questa situazione. Sono riuscite abilmente in questi ultimi vent’anni a spostare l’attenzione dal vero problema : un padronato che sfrutta i lavoratori. Hanno spostato il discorso sulla nazionalità dei lavoratori, come se fossero i frontalieri i colpevoli. I frontalieri, come i residenti, subiscono questa situazione. Noi difendiamo i lavoratori in quanto tali. Non è una questione di nazionalità, è una questione di qualità dei contratti di lavoro, di livelli salariali che permettano di vivere. Salari che non mettano in concorrenza i lavoratori. Dobbiamo rafforzare i contratti e avere dei salari minimi vincolanti.
Per uno statuto dei lavoratori
Siamo confrontati ad abusi non solo di natura civile ma reati penali, con uno sfruttamento che ha raggiunto livelli massimi. In un contesto di questo tipo andrebbe costruita e rafforzata una legislazione del lavoro con una sorta di statuto dei lavoratori che permetta di inserire tutele che oggi mancano alla nostra legislazione. Non bisogna erigere muri, non bisogna erigere frontiere, bisogna rafforzare i diritti. Rafforzando i diritti dei salariati, tutte quelle aziende che si sono trasferite in Ticino con l’unico scopo di pagare dei salari bassi e di sfruttare le persone, lascerebbero il Ticino e non le rimpiangeremo. Queste realtà lasciano dietro di loro storie di abusi, storie di sfruttamento. Spesso scaricano il loro agire irresponsabile sulla collettività che deve intervenire quando ci sono dei fallimenti, come è stato il caso di Adria, e farsi carico della retribuzione del salario dei dipendenti che questi imprenditori non hanno versato. Questo va fatto nei prossimi anni: rafforzare i diritti, contrastare gli abusi, giungere a un mercato del lavoro più normato per evitare la messa in concorrenza dei lavoratori.
Le origini del deterioramento
Le cause sono tre : vent’anni di politiche neoliberali, il fatto che la Lombardia si è fermata, e da ultimo, una maggiore liberalizzazione introdotta dai Bilaterali senza sufficienti misure di
accompagnamento. Siamo confrontati da vent’anni alle ricette neoliberali, siamo nella fase storica del meno : meno Stato, meno diritti, meno tutele, meno salari. Noi pensiamo che ci vuole un
cambio di paradigma. Vent’anni di politiche neoliberali hanno permesso di destrutturare il mercato del lavoro. La situazione italiana, in particolare in Lombardia, dalla metà degli anni 2000, ha
acuito le problematiche. Fino al 2007-2008 era una delle locomotive d’Europa, come il Baden-Württemberg, la Baviera, la regione di Lione. Oggi la Lombardia ha una situazione economica molto
problematica, un mercato del lavoro che versa in una situazione disperata. Questo ha fatto sì che venisse aumentata la messa in concorrenza dei lavoratori e che imprenditori privi di scrupoli
potessero attingere anche in questa regione. Ci troviamo inseriti in un mercato del lavoro che conta milioni di persone e tra questi ci sono migliaia di persone disperate che non hanno più
prospettive. In tutto questo, i Bilaterali hanno accelerato questa dinamica, ma anche senza avremmo una situazione non molto diversa. Basterebbe avere i diritti e le tutele e questa situazione di
messa in concorrenza non ci sarebbe.