L’Unione sindacale svizzera - Ticino e Moesa ha convocato negli scorsi giorni diverse forze sindacali e associative per promuovere una mobilitazione cantonale in difesa del lavoro e dei beni comuni. Abbiamo chiesto a Enrico Borelli, segretario regionale di Unia, un breve resoconto di questa prima importante riunione.
È stato un incontro molto partecipato, con la presenza di diverse realtà. Adesso si tratta di lavorare alla preparazione di una forte mobilitazione. Dobbiamo dare un segnale deciso alla politica perché siamo arrivati a un punto di non ritorno.
La situazione sociale di questo cantone è di assoluta emergenza. Da un lato abbiamo il servizio pubblico che è sotto attacco come non mai. Basti pensare a quanto sta succedendo alla RSI, con quei licenziamenti vergognosi o allo smantellamento degli ospedali pubblici bloccato per ora dalla riuscita del referendum. Ma pensiamo anche alla situazione delicata che investe le Officine di Bellinzona e i numerosi problemi all’interno della scuola. La prospettata manovra di risparmi per 180 milioni prevede tagli inaccettabili in settori importanti per la popolazione. Siamo in una fase di pesante attacco al servizio pubblico, ai beni comuni. La politica continua a riprodurre le ricette che ci hanno portato in questa situazione drammatica. Dall’altro lato, nel settore privato, abbiamo una situazione completamente sfuggita di mano: un mercato del lavoro contraddistinto da distorsioni sempre più gravi, con abusi e dumping dilaganti. A tal punto che possiamo affermare che la dignità e i diritti dei lavoratori sono attaccati quotidianamente da un padronato sempre più aggressivo.
Bisogna lanciare un segnale molto forte al potere politico di questo cantone e al padronato. Ci vuole un cambio radicale di politica. Le persone si trovano oggi in una situazione che non è più sostenibile. Per questo all’interno dell’USS abbiamo ritenuto che fosse opportuno coinvolgere l’insieme delle organizzazioni sindacali e delle forze sociali per riflettere sulla costruzione di una giornata di mobilitazione cantonale a difesa dei beni comuni, dei diritti e della dignità. Non può essere un’operazione costruita a tavolino, ci deve essere una dinamica dal basso coinvolgendo un numero ampio di realtà sindacali e sociali. È urgente mandare un messaggio chiaro perché ci vuole un deciso cambio di paradigma in Ticino.
Questa giornata deve essere un punto di partenza per lanciare altre iniziative. Il servizio pubblico, la RSI, la scuola, la sanità, le officine: sono temi centrali che evidenziano come l’attacco ai beni comuni riguarda tutti i rami professionali. Questo attacco rappresenta una minaccia alla coesione sociale. Il lavoro è sempre più scollegato dai diritti, quando sappiamo che la nostra società fonda la propria esistenza fondamentalmente attorno al lavoro salariato. Se il lavoro è scollegato dai diritti viene meno anche il contratto sociale che ha retto negli scorsi decenni. Siamo dunque in una situazione di emergenza anche a livello di coesione sociale. Per questo vogliamo lanciare una vasta mobilitazione a difesa dei beni comuni denunciando quello che succede nel settore pubblico e nel settore privato e rilanciando anche lotte come ad esempio la difesa dell’alloggio e degli inquilini. C’è un attacco trasversale e per questo dobbiamo elevare il livello della nostra azione. Dobbiamo unire i lavoratori, creare dei legami tra i lavoratori dei diversi settori. La situazione è talmente grave che ci vuole una mobilitazione di società. Una mobilitazione che unisca.