Basta alle bufale dei fautori della riforma fiscale

di Red

 

Nelle campagne che precedono le votazioni si rincorrono spesso tesi e argomentazioni non aderenti alla realtà e addirittura fuorvianti. È il caso della campagna da tempo avviata a sostegno della riforma fiscale sulla quale ci esprimeremo il prossimo 29 aprile.

I fautori del sì sostengono in modo martellante che in caso di non accettazione della riforma (meglio sarebbe dire della controriforma) si assisterebbe alla fuga dal nostro territorio di aziende e società. Si tratta di una vera e propria «panzana».

 

È noto a tutti che le imprese si trasferiscono da noi per usufruire delle condizioni quadro del «sistema paese». Si pensi ad esempio a fattori quali la stabilità politica, la certezza del diritto, la presenza di un’amministrazione snella ed efficiente, vie di comunicazione e trasporto di assoluta eccellenza, una legislazione del lavoro favorevole alle imprese per non citare che alcuni esempi.

 

La conferma giunge anche da autorevoli rappresentanti del campo padronale come Thomas Bohn direttore della GGBa (Greater Geneva Bern Area) che in una recente intervista rilasciata al quotidiano romando Le Temps dichiara che «le imprese non si trasferiscono in Svizzera per la fiscalità e che questa è una leggenda urbana». Bohn sostiene che «noi siamo in grado di offire delle condizioni quadro uniche, delle infrastutture, e dei salariati qualificati». Sono questi gli elementi che spingono le società a insediarsi da noi. Nell’intervista il direttore della GGBa presenta un quadro estremamente positivo e spiega che nemmeno la bocciatura sul piano federale delle riforma sulle imprese III ha rallentato l’arrivo in Svizzera di società straniere importanti e dinamiche.

 

Illuminante a tal proposito l’aneddoto raccontato da Bohn in relazione ad una discussione da lui avuta a Melbourne con degli investitori interessati a trasferire le loro aziende in Svizzera dopo aver appreso che la popolazione ha respinto in votazione l’inziativa che chiedeva l’introduzione della sesta settimana di vacanza per tutti. Un fatto agli occhi di imprenditori stranieri semplicemente eccezionale che indica che sono ben altri i fattori alla base dell’insediamento di aziende straniere, attratte evidentemente da una legislazione del lavoro a loro estremamente favorevole.

 

È quindi giunto il momento di demistificare la tesi dei fautori della riforma, che come abbiamo visto nelle scorse settimane non esitano a rincorre a forzature e luoghi comuni per convincere la popolazione della bontà delle loro tesi. È stato il caso della polemica scoppiata a seguito del trasmerimento da Manno a Ginevra della Du Pont – Pioneer che contrariamente a quanto affermato da Regazzi e Passalia, ma poi smascherati da un’inchiesta giornalistica (si veda l’articolo ripreso anche dal sito del Forum «Riforma fiscale: Regazzi e Rossi e la fake news da Manno») avevano goffamente sostenuto che l’azienda avrebbe lasciato il nostro territorio per motivi di natura fiscale. In realtà alla base della scelta vi sono state decisioni di natura strategico aziendale. Le bugie hanno le gambe corte…