di Ivan Miozzari
Parte il 21 aprile la raccolta firme per l’Iniziativa popolare per l’introduzione del formulario ufficiale ad inizio locazione, nel Canton Ticino. Un dispositivo già previsto dalla legge che la politica fatica a mettere in atto.
Allora si mobilitano i cittadini, in primis l’associazione che tutela gli inquilini, l’Associazione Svizzera Inquilini. Il mercato dell’alloggio imbocca la strada dell’esclusione sociale. Ecco un rimedio.
La situazione dell’alloggio, in Ticino, è abbastanza chiara. A fronte di un tasso ipotecario in continua diminuzione le pigioni non fanno che aumentare. Se nel resto della Confederazione i canoni di locazione sono scesi la tendenza in Ticino è inversa. Dal 2000 ad oggi le pigioni sono raddoppiate. Le novità sul mercato sono quasi sempre appartamenti di lusso alla portata di ben poche economie. Ma la loro crescita numerica concorre all’innalzamento dei canoni nonostante che, come accade sempre più spesso, restino sfitti.
La spesa di riferimento per l’alloggio è calcolata a un massimo di un terzo delle entrate di una economia domestica. Per un reddito di 5000 franchi la pigione massima dovrebbe situarsi attorno ai 1600 franchi comprese le spese. Se cerchiamo un appartamento in una zona periferica è più probabile rispettare questa proporzione. Ma più ci si avvicina ai centri, più la cosa si fa problematica. Per esempio a Lugano, appartamenti di 4,5 locali a 1500 franchi più le spese sono una rarità. Uno su dieci.
Ogni locatore sa che il momento propizio per aumentare l’affitto è quando si verifica un cambio di inquilino. È lecito aumentare il canone di locazione a seguito di interventi di !1 ristrutturazione, non lo è l’aumento arbitrario. La legge già prevede la possibilità di contestare il rincaro (Art. 270 Codice delle obbligazioni). Ma c’è qualche problema. Vogliamo stabilirci per lungo tempo, qualcuno pensa: per sempre. Per difendere il nostro diritto a una canone di locazione entro i margini di legge ci toccherebbe entrare in lite col proprietario dal primo giorno. Probabilmente non è quello che si vorrebbe per la quiete nella propria casa. L’ostacolo più difficile però è di natura legale. Come possiamo contestare un comportamento illecito quando non abbiamo la possibilità di accedere ai documenti che lo provano? Già, perché manca il formulario. Quello che secondo la legge dovrebbe già essere a nostra disposizione.
In caso di penuria di abitazioni, i Cantoni possono dichiarare obbligatorio, in tutto o in parte del territorio, l’uso di un modulo da essi approvato per la conclusione di un nuovo contratto. Dall’articolo 270 del Codice delle obbligazioni. In Ticino il formulario non c’è ancora. Eppure da noi il tasso di sfitto è addirittura la metà di quel 2% che il Tribunale federale definisce penuria. La risposta al problema, la politica non è interessata a darcela.
Il tema in oggetto è sganciato dalla logica dello schieramento politico perché è una questione che riguarda tutti noi e una parte consistente del nostro reddito. Se poi non siamo inclini ad accettare la costruzione di un sistema che si basa sull’esclusione, credo ci dovrebbe preoccupare sapere che parte del ceto medio e tutte le economie domestiche a basso reddito hanno sempre meno la libertà economica di scegliere dove abitare.
La risposta arriva dalla società civile. Se il nostro portavoce, il Parlamento, si ostina nel mutismo, allora parliamo noi. A farlo per noi è stata l’Associazione Svizzera Inquilini (ASI), alla quale si sono uniti altri promotori: Associazione ticinese delle famiglie monoparentali e ricostituite, ForumAlternativo, GISO, Montagna Viva, OCST, PC, PS Ticino, UNIA, USS, I Verdi del Ticino e VPOD. Ottemperare quanto stabilito dal Codice delle Obbligazioni: è ciò che chiede l’Iniziativa. Dunque che il Gran Consiglio introduca il formulario ufficiale ad inizio locazione.
“Il Gran Consiglio ha rifiutato la mozione di Pelin Kandemir Bordoli. Questo ha obbligato l’ASI ad una reazione. I politici non sono in grado o non hanno la volontà di dare risposte concrete ai bisogni degli inquilini”, spiega nel suo intervento alla conferenza stampa per il lancio dell’Iniziativa Elena Fiscalini, presidente ASI/FSI. Il formulario si applica anche ai locali commerciali, “sono note le condizioni in cui versano tanti commerci in diverse città del nostro Cantone. Il formulario può concorrere, limitando gli aumenti di pigione, a dare !2 una boccata d’ossigeno a tanti commercianti che grazie ai costi delle locazioni sempre più alti, potrebbero essere costretti a gettare la spugna”.
A livello federale, nel 2016 i due rami del Parlamento hanno deciso di non entrare in materia sulla revisione del diritto di locazione, respingendo di fatto la proposta del Consiglio federale di introdurre un formulario ufficiale obbligatorio in tutta la Svizzera. Un rifiuto inaccettabile per Marina Carobbio Guscetti, Consigliera Nazionale, vicepresidente ASI. “Un rifiuto che si inserisce in una serie di attacchi al diritto di locazione. Non è infatti un caso che recentemente gli ambienti immobiliari abbiano depositato alle camere federali ben nove iniziative parlamentari per indebolire il diritto di locazione”. L’alloggio rimane tra le principali voci di spesa “e quindi l’accesso ad alloggi a pigione moderata tra le maggiori preoccupazioni alle quali la politica deve dare risposta”.
Secondo Leonardo Matasci, vicepresidente ASI, il formulario ufficiale “scongiurerebbe in larga parte il ricorso a procedure legali. Migliorerebbe il clima tra le parti a tutto vantaggio della civile convivenza e del quieto vivere”. Possiamo in effetti presumere che entrambe le parti avrebbero un vantaggio se alla base della loro relazione ci fosse la trasparenza.
La piazza, dal 21 aprile, sarà animata nuovamente dal dibattito, cuore della democrazia. Parliamone con chi raccoglie le firme.