di RedQ
L’ultimo 4 marzo non si è votato solo su «No Billag», anche se i nostri media, essendo per una volta toccati nei loro interessi, ci hanno bombardati, talora in modo quasi stucchevole, solo con quest’ultima.
Il 4 marzo invece ci sono state tutta una serie di votazioni cantonali ed elezioni importanti, tra cui il test elettorale zurighese e che si è concluso con un’importante sconfitta dell’UDC, evento passato quasi completamente sotto silenzio in Ticino.
Ma per noi il 4 marzo era particolarmente importante per la votazione cantonale nel Canton Vaud sull’iniziativa popolare per una copertura delle spese dentarie, iniziativa con un testo quasi uguale alla nostra. Iniziative simili sono pendenti in tutti i cantoni romandi, per cui ai vodesi è toccato il compito degli apripista. L’iniziativa, portata avanti dalla sinistra radicale, è stata consegnata circa 6 mesi prima della nostra, e là, dove si rispettano maggiormente i regolamenti che non da noi, l’iter parlamentare è stato molto più rapido. Il Consiglio di Stato ha proposto un controprogetto interessante, che avrebbe dovuto fissare un limite di spesa a partire dal quale sarebbe intervenuta l’assicurazione delle cure dentarie, che sarebbe stata fondamentalmente finanziata con una tassa sulle bevande zuccherate, sicuramente responsabili di molti dei danni ai nostri denti. Il Gran Consiglio ha però poi stravolto il controprogetto, per cui il Consiglio di Stato lo ha ritirato cosicché in votazione ci è andata l’iniziativa da sola. Non eravamo troppo ottimisti sull’esito, in quanto la campagna contraria è stata massiccia, da parte delle associazioni padronali, dei partiti borghesi e naturalmente dei dentisti, contrari a che si faccia chiarezza in un settore dove la trasparenza non esiste. Ci aspettavamo però tutto sommato un no risicato, invece i sì si sono fermati al 43%.
In Ticino, dopo quasi tre anni, finalmente il dipartimento di Beltraminelli ci ha fatto pervenire una lettera in cui esprime quelli che potrebbero essere i cardini di un possibile controprogetto indiretto. Questi sarebbero una presa a carico di un buono indicativamente del valore di 150 franchi all’anno quale contributo «per il pagamento di prestazioni ancora da definire» per i circa 60’000 beneficiari dei sussidi cantonali dei premi di cassa malati. Inoltre si prospetta l’abolizione della partecipazione delle famiglie alle spese di cura del servizio dentario scolastico, ciò che comporterebbe un carico supplementare ai comuni di circa 200’000 franchi all’anno.
Il dipartimento ha richiesto agli iniziativisti una presa di posizione su queste sue proposte, che «in caso di adesione di principio» sarebbero sottoposte abbastanza rapidamente al Consiglio di Stato.
È evidente che quanto messo sul piatto dal Dipartimento della Sanità e della Socialità è molto lontano da quanto richiede l’iniziativa popolare, che vuole la copertura di tutte le spese dentarie essenziali e un’estensione delle strutture policliniche a tutto il territorio cantonale. Le spese di tutto ciò verrebbero sopportate dal cantone per i pensionati e da un’assicurazione coperta al 50% dai datori di lavoro e dall’altra metà dalle singole persone.
L’iniziativa cerca difatti di rispondere a una situazione insostenibile e che vede sempre più abitanti del Ticino recarsi all’estero per le cure dentarie, non riuscendo a coprire le spese qui da noi o allora in una percentuale stimata perlomeno a un quinto della popolazione, rinunciare a queste cure, con possibili gravi conseguenze per la loro salute.
Nella loro risposta gli iniziativisti hanno sottolineato che non possono prendere nessuna posizione ferma di fronte a una semplice lettera d’intenti, per di più molto lontana dagli scopi che si prefigge l’iniziativa. Una presa di posizione con cognizione di causa sarà possibile solo quando ci sarà il messaggio del Consiglio di Stato e soprattutto il risultato delle deliberazioni del Gran Consiglio.
Quaderno 15 / febbraio 2018