di Graziano Pestoni
La Posta, ormai tutti lo hanno potuto constatare, sta vivendo grandi cambiamenti: privatizzazioni, smantellamenti, chiusure di uffici, peggioramento delle condizioni di lavoro. La Posta presenta questi cambiamenti come inevitabili. Sarebbero la conseguenza della rivoluzione tecnologica in corso e delle conseguenti mutate abitudini dell’utenza.
La Posta, nonché il Consiglio Federale e il Parlamento, affermano che non ci sarebbero alternative. Ma non è vero, le alternative ci sono. Consiglio Federale e parlamento ci hanno mentito e continuano a mentire.
È vero, le nuove tecnologie (posta elettronica, pagamenti elettronici e perfino i droni) costituiscono una sfida, anche per la Posta: ma i maggiori problemi non sono dovuti alle tecnologie. I problemi sono il risultato di precise scelte politiche. Fino alla fine degli anni ’90, quando la Posta faceva parte delle PTT, è sempre stata deficitaria.
La scelta politica consisteva nel fornire un servizio pubblico di qualità in tutte le regioni del Paese. Poi, Consiglio Federale e Parlamento decisero che:
-
Primo: i settori redditizi della Posta dovevano essere liberalizzati e che la Posta doveva garantire il cosiddetto servizio universale. Così oggi, la distribuzione dei pacchi e degli espressi, nei centri urbani, sono effettuati da ditte private, un’attività fortemente redditizia; la Posta li deve distribuire nelle regioni periferiche: un’attività evidentemente deficitaria;
-
Secondo: malgrado questi cambiamenti epocali, la Posta deve realizzare degli utili.
È evidente che per realizzare utili dopo essere stata amputata da ampi settori, la Posta deve ridurre le proprie prestazioni. Le tecnologie, lo dimostreremo in un’altra occasione, c’entrano veramente poco con quanto sta succedendo. Governo e Parlamento non ci dicono la verità.
Syndicom, il sindacato della Posta e delle telecomunicazioni, ha chiesto una moratoria. Una decisione importante. Prima che sia troppo tardi bisogna fermare questa attività distruttrice. Poi bisognerà prendere decisioni importanti, ad esempio: la Posta deve riappropriarsi dei settori ceduti ai privati e occorre ripristinare il monopolio.
Settori importanti per la coesione nazionale e per la qualità di vita dei cittadini, come la Posta, le ferrovie, l’acqua potabile, l’energia, la scuola, i servizi ospedalieri e la radiotelevisione non possono essere gestiti dai privati. Altri Paesi hanno cominciato a capirlo: la metropolitana di Londra, dopo essere stata privatizzata è di nuovo gestita dalla Città; la stessa cosa successe con l’acqua potabile in Francia, Italia e Germania e con l’energia in Finlandia e Germania.
Occorre pertanto continuare con le pressioni nei confronti delle Autorità federali per porre fine allo smantellamento della Posta e a questa sciagurata politica.
Quaderno 11 / giugno 2017