di Tomaso Montanari
Nel Paese della commedia dell'arte il governo Conte nasce come una farsa, una pochade.
Un governo che nasce mentre il presidente del consiglio incaricato viene nascosto in tutta fretta in un armadio del Quirinale, in tasca la lista dei ministri: mentre torna al talamo nuziale l'altro, il marito scacciato, e ora benevolmente riammesso.
Un governo del paradosso: con i due vicecapi che comandano il capo. Anzi: con un vicecapo che è il vero capo, e tiene gli altri due al guinzaglio.
Un governo il cui vicepresidente tre giorni fa ha annunciato in diretta la messa in stato d'accusa del Capo dello Stato che oggi lo ha nominato.
Un governo che nasce con una manifestazione antifascista (del sedicente Fronte Repubblicano) in solidarietà di un presidente della Repubblica che ha appena nominato ministro della polizia e vice premier uno in cui Casa Pound si riconosce, uno che annuncia rastrellamenti di migranti "con le maniere forti", uno che vuole gli italiani armati, uno che dice che "il fascismo ha fatto anche cose buone". Un fascista.
Un governo che nasce con un presidente della Repubblica che prima forza la Costituzione per fermare Savona, nemico dell'Europa, e quattro giorni dopo nomina Savona ministro dell'Europa. E delle due l'una: o Mattarella ha dato disco verde perché è riuscito a imporre al governo il proprio indirizzo politico (violando la Costituzione); o Mattarella ha affidato il Paese a un governo che farà il disastro che egli ha descritto domenica 27 maggio.
Un governo di destra, a tratti di estrema destra, che nasce grazie all'aventino del Partito Democratico. E grazie al fatto che la solidarietà del Pd con il suo presidente della Repubblica finiva prima della disponibilità a votarne il governo. E, ancora prima, grazie alla politica di una Sinistra diventata destra, che, in venticinque anni e infine con l'abisso renziano, ha sfigurato il Paese con la diseguaglianza, e poi ha indegnamente cavalcato il vento di destra (si veda alla voce "Minniti").
Un governo delle forze antisistema che nasce mettendo Economia ed Esteri saldamente nelle mani del Sistema. Così che concreto è il rischio che tutto continui esattamente come prima: ma con la devastante arma di distrazione di massa della caccia al diverso (di pelle, di sesso, di pensiero).
Un governo del cambiamento: che per cambiare un Paese maschilista è un governo di maschi.
Un governo del cambiamento: che per cambiare l'ingiustizia sociale diminuirà le tasse ai ricchi, le aumenterà ai poveri.
Un governo in cui un Movimento del 33 % e "del cambiamento" si fa tappeto e sgabello di un partito del 17% e che governa da anni mezzo Nord. Un Movimento che firmando il contratto col diavolo si è venduto l'anima. E che non vedrà realizzato il suo pallido reddito di cittadinanza nemmeno col binocolo.
Un governo del merito con il presidente del Consiglio che scrive il curriculum come i pescatori della domenica raccontano le loro imprese. E con un integralista alla Famiglia, un ginnasta alla Scuola, un manager della scuola privata alla Cultura. Con il presidente del Consiglio che si dichiara avvocato difensore degli italiani mentre nomina alla guida della Pubblica Amministrazione l'avvocato difensore di Andreotti.
Un governo senza opposizione in Parlamento: perché la miccia non può diventare l'opposizione alla bomba, la causa non può opporsi al suo effetto, la radice all'albero. E il Pd di destra non è il rimedio al governo della Destra. Mentre si ammaina la speranza del Movimento 5 Stelle, si alza su Palazzo Chigi la bandiera della paura.
La notte sarà lunga e sarà nera.
Tratto da Huffington Post