Cassis ha gettato la maschera. Qualcuno lo fermi

di ForumAlternativo

 

L’attitudine manifestata da Ignazio Cassis sul tema del mercato del lavoro e delle misure di accompagnamento è semplicemente irresponsabile.

Cedere alle pressioni esercitate dall’UE per allentare le misure di accompagnamento avrebbe ripercussioni drammatiche per l’insieme delle salariate e dei salariati del nostro Paese.

 

La politica europea di Cassis appesa ad un filo titolava negli scorsi giorni il quotidiano romando 24Heures. A giusta ragione! Perché rimettere in discussione la regola degli 8 giorni, le cauzioni pagate dalle ditte straniere che operano in Svizzera, e il sistema dei controlli del mercato del lavoro non significa solo imboccare una strada senza ritorno, ma misconoscere le dinamiche che reggono oggi il mercato.

 

Come è noto l’Unione Europea sta sviluppando un’importante pressione su Berna affinché le misure di accompagnamento vengano smantellate. Il che non stupisce considerato come le politiche dell’Unione siano marcatamente neoliberali e abbiano come obiettivo quello di difendere gli interessi materiali della classi dominanti.

 

Stupisce, ma meglio sarebbe dire, ci lascia davvero senza parole la reazione esibita dal consigliere federale ticinese che si è detto pronto a entrare in discussione sull’indebolimento delle misure di accompagnamento, un tema che non può essere oggetto di alcuna negoziazione.

 

E pensare che molti ticinesi avevano salutato positivamente la sua elezione in Consiglio federale ritenendo che il medico di Montagnola avrebbe avuto in seno al Governo un occhio di riguardo per le problematiche e le aspettative della popolazione ticinese.

 

La situazione del nostro mercato del lavoro è sotto gli occhi di tutti ed è confermata da tutti gli indicatori statistici: i salari diminuiscono, il lavoro è sempre più precario e settori sempre più ampi di popolazione vivono in una situazione di povertà.

 

E purtroppo la popolazione registra di anno in anno quella che è una vera e propria involuzione della qualità di vita e delle condizioni di impiego nel nostro Cantone. Ora, in un contesto come quello che viviamo non solo un allentamento delle misure di accompagnamento dovrebbe rappresentare un tabù assoluto, ma una classe politica responsabile dovrebbe avviare una seria riflessione sul rafforzamento delle misure legali e contrattuali per evitare che il nostro mercato del lavoro si trasformi in una vera e propria giungla.

 

E dovrebbe fare di questo dossier la sua priorità assoluta per un motivo molto semplice: perché le deboli misure di accompagnamento che sono state sin qui applicate non sono riuscite a fermare il dumping, gli abusi, la messa in concorrenza dei lavoratori, e il degrado delle condizioni di lavoro.

 

Chi ha una conoscenza anche solo superficiale di ciò che accade oggi sui posti di lavoro sa benissimo che le ditte straniere che distaccano i propri dipendenti in Svizzera praticano dumping e non riconoscono le condizioni contrattuali svizzere. E Cassis dovrebbe saperlo visto che nella sua villa di Montagnola è stata “pizzicata” un ditta straniera.

 

Per questo motivo l’obbligo di annunciare con 8 giorni di anticipo la presenza di propri dipendenti sul suolo elvetico è semplicemente indispensabile per organizzare i controlli. Indebolire questo principio, intaccare le cauzioni, che nei settori ove esistono contratti collettivi di lavoro dichiarati di obbligatorietà generale queste ditte (unitamente a quelle svizzere) devono pagare, e affievolire il complesso sistema dei controlli porterebbe un colpo mortale alla difesa di condizioni di lavoro dignitose nel nostro Paese.

 

E imprenditori rapaci e privi di scrupoli, che già oggi imperversano nel nostro mercato, avrebbero completamente campo libero per le proprie malefatte.

 

La protezione dei salari non può essere oggetto di negoziazione. In gioco vi è anche la coesione sociale del nostro Paese.

 

E lo diciamo con una venatura di tristezza, forse oggi molti ticinesi cominceranno a ricredersi e a capire che Cassis ieri era uno dei maggiori lobbisti del mondo economico presenti al Parlamento federale, e che oggi giunto nella stanza dei bottoni del Governo continua a difendere gli interessi materiali delle classi dominanti, quelle che invocano l’assoluta libertà di azione per le imprese come sostengono i tecnocrati di Bruxelles cui Cassis ha spalancato le porte… Altro che difesa degli interessi della popolazione ticinese!

 

Cassis e Schneider Ammann vanno fermati perché stanno davvero giocando col fuoco.