di Damiano Bardelli
Nel Regno Unito, qualcosa si muove. Da quando ha svoltato a sinistra, sotto la guida di Jeremy Corbyn, il Partito laburista è tornato ad essere un serio contendente al governo.
Il contrasto con gli altri partiti socialdemocratici europei, ormai prossimi all’estinzione, non potrebbe essere più netto.
Sul continente tutti sognano di “fare come Corbyn”, ma al di là degli slogan nulla sembra cambiare: dal PD in Italia alla SPD in Germania, passando per i socialisti nostrani, le politiche dei partiti socialdemocratici rimangono le stesse, e dappertutto ci si illude che per risollevare le sorti della sinistra bastino facce nuove e nuovi modi di comunicare.
Eppure, il successo del Partito laburista è stato costruito proprio su delle nuove politiche radicali e sulla riscoperta di elementi classici della tradizione marxista, come la lotta di classe. Nelle scorse settimane, lo stesso Corbyn ha ribadito gli elementi centrali delle sue politiche e ha dato delle indicazioni di primaria importanza per tutta la sinistra europea.
Nel suo discorso in occasione del congresso di Unite, il principale sindacato britannico, Corbyn ha ricordato che le classi contano ancora per il dibattito politico, contrariamente a quanto sostenuto negli ultimi trent’anni dai media mainstream e dall’establishment. E il Partito laburista, ha promesso, “è tornato ad essere la voce della classe lavoratrice”.
A sostegno delle sue parole, Corbyn ha presentato un programma politico in venti punti che prevede, tra le varie misure, l’abolizione dei contratti “a zero ore” e degli stage non retribuiti e il rafforzamento dei diritti sindacali, invertendo così una tendenza cominciata con Margaret Thatcher e portata avanti anche dai socialdemocratici Tony Blair e Gordon Brown.
Così facendo, auspica Corbyn, la voce delle lavoratrici e dei lavoratori tornerà ad essere ascoltata, e si potrà finalmente cominciare a ridistribuire la ricchezza in modo più equo. “Quando saremo al governo, ha promesso, lavoreremo per gli interessi della classe lavoratrice.”
Qualche giorno più tardi, lo stesso Corbyn si è espresso di fronte ai rappresentanti dei partiti socialdemocratici europei in occasione di un evento organizzato all’Aia dal Partito laburista olandese. Il suo messaggio è stato estremamente forte: la sinistra deve smettere di “sostenere un sistema economico fallimentare e controllato dai più ricchi” (vale a dire il capitalismo), altrimenti gli elettori continueranno a considerarla come parte dell’establishment e dirigeranno i loro voti verso la destra populista.
“Di elezione in elezione, gli elettori hanno dimostrato di non credere che i partiti socialdemocratici rappresentino una reale alternativa. Dopo un decennio di austerità a seguito della crisi finanziaria, di anni di stagnazione della qualità di vita e di aumento dell’insicurezza, la classe lavoratrice non è più disposta ad accettare le stesse politiche,” ha sottolineato.
“Il mio messaggio per i partiti socialdemocratici europei è semplice: rifiutate l’austerità o sarete rifiutati dagli elettori. Se i vostri partiti continueranno a presentarsi come parte dell’establishment, sostenendo un sistema economico fallito, controllato dai più ricchi e dalle élite, sarete osteggiati dagli elettori – e la destra populista vi rimpiazzerà.”
Corbyn ha inoltre invocato “un nuovo modello economico che rimpiazzi quello fallimentare del neoliberismo, il quale ha distrutto le condizione di vita della classe lavoratrice, rinforzato le disuguaglianze e l’insicurezza, e strappato la ricchezza alla maggioranza della popolazione per darla a una ristretta élite”, e ha invitato i suoi alleati a riscoprire la loro “radicale ragion d’essere”.
“È tempo di cambiamento in Europa. Ma i partiti socialisti europei potranno guidare il cambiamento solo se si opporranno in modo chiaro e netto a un modello economico e sociale che mette i lavoratori gli uni contro gli altri, che svende i nostri beni comuni per il beneficio di pochi, e che favorisce senza vergogna le banche, le multinazionali e gli evasori fiscali”, ha affermato Corbyn. “Se non guideremo il cambiamento, lo farà qualcun altro. Questo sistema economico fallimentare è un terreno fertile per lo sviluppo di movimenti xenofobi. Se non offriremo un’alternativa chiara e radicale, e la speranza di un futuro di giustizia sociale e ricchezza per tutti, le politiche dell’odio e della divisione continueranno ad avanzare sul nostro continente.”