Stati Uniti: Maglia gialla per gli imbrogli elettorali

di RedQ

 

Il governo di Washington non la smette mai di fare le pulci alle elezioni che avvengono in paesi che non gradisce. Pensiamo solo alle violente critiche sulle elezioni venezuelane e Nicaraguensi, ai dubbi sistematici diffusi su quelle in Ecuador ed in Bolivia, per rimanere in America latina, ma potremmo citare una dozzina di altri esempi un po’ in tutto il mondo.

Ma già come diceva il Vangelo, è molto più facile vedere la pagliuzza nell’occhio dell’altro che la trave nel proprio.

 

Il sistema elettorale statunitense non solo è dominato dalle oligarchie finanziarie, ma tutti coloro che lo conoscono bene lo definiscono come arcaico e così mal organizzato, da poter facilmente dar adito a tutta una serie di imbrogli. Senza dimenticare la discriminazione sistematica che sfavorisce la partecipazione degli afro-americani, degli ispanici ed in generale dei poveri.

 

Tutti ricordano poi la tragicommedia per l’elezione di Bush, quanto dopo una mezza dozzina di riconteggi dei voti nella Florida, alla fine fu la Corte Suprema, a maggioranza repubblicana, a dichiarare “in modo palesemente falso” che Bush aveva battuto Gore.

 

Ma con l’ultimo scandalo di Facebook e di Cambridge Analytica le cose sono diventate addirittura grottesche. Ormai sappiamo che Cambridge Analytica ha rubato i dati personali di ben 87 milioni di statunitensi: ricordiamoci che nel 2016 votarono 138 milioni di americani.

 

Ma fondamentalmente Trump, che globalmente aveva avuto 3 milioni di voti in meno di Hillary, vinse guadagnando tutti i voti dei delegati dei collegi elettori di Pennsylvania, Michigan e Wisconsin, laddove si era imposto per degli scarti minimi che andavano da 0.2 al 0.7%.

 

Ora analisi scientifiche delle fake news gestite da Facebook (che andavano dai bollettini sulla cattiva salute di Hillary al fatto che aveva sostenuto la vendita di armi a ISIS) hanno dimostrato che queste hanno modificato l’atteggiamento elettorale di circa il 2,5% degli elettori di questi stati (vedi F. Tonello, Il Manifesto, 11.4.2018), nel senso che li ha spostati da Hillary Clinton a Trump.

 

Cambridge Analytica appartiene alla famiglia Mercer, miliardari di estrema destra, che assieme ai fratelli Koch, anche loro supermiliardari, sono i veri proprietari del partito repubblicano. Quest’ultimo era stato definito recentemente da Noam Chomsky come l’”associazione più pericolosa al mondo”, e questo in un periodo quando ISIS era ancora in auge. Ora sappiamo però che sono anche la maglia gialla della graduatoria di chi è in grado di falsificare i risultati elettorali.

 

 

 

 

 

Quaderno 16 / Giugno 2018