Ordine del SEM:
 fate tacere il dissenso

il nostro inviato Ivan Miozzari

 

Parlerò di questa esperienza in forma narrativa. Perché ricorda certi racconti surreali e storie che ho ascoltato di un triste passato. La camera è fissata sulla testa del cavalletto e controllo l’inquadratura. Una donna si avvicina e si presenta: parla a nome del SEM.

 

All’interno del Palapenz la gente continua ad affluire. Sta per andare in scena un triste spettacolo di scemata umanità. Sul palco degli ospiti, i benestanti benpensanti, tra autorità comunale, una scarsa manciata di autorità di Governo, la vicedirettrice del SEM e il moderatore, ex autorità cantonale. Un gruppetto che ha il compito di vendere alla gente del luogo il prodotto luccicante e redditizio, il Centro federale di asilo.

 

Dalla parte avversa la platea che non li vuole vicino a casa gli “asillanti” o che li preferisce sottoterra.

 

La PR del SEM mi dice che è stabilito che non vengano effettuate riprese. Ma essendo un dibattito pubblico su un tema di interesse pubblico ritengo sia necessario poterlo mostrare. Per rispetto degli oratori dice. Per me prevale il rispetto dell’opinione pubblica. Potrei oscurare il volto di Norman Gobbi, se lo desidera. Torno ad armeggiare con l’attrezzatura, giusto per ritrovare la concentrazione. Un uomo in abiti grigi, un uomo grigio che se ne stava nell’ombra della donna si fa avanti. Non faccia riprese. Si allontana per un paio di minuti poi torna e la scena si ripete. L’uomo grigio cerchiato nella foto.

 

Ritorno alla mia postazione mentre gli oratori prendono posto. Accendo la seconda camera e lui mi dice in tono imperativo di seguirlo di fuori. Chiedo chi sia e per quale motivo. È del SEM, sostiene, e mi darà spiegazioni fuori. Non lo voglio seguire. Lui insiste. Sa tanto di imboscata. Può spiegarsi qui o rivolgersi alla polizia. L’uomo grigio del SEM ritorna mandando avanti la donna. Non faccia riprese per rispetto del pubblico. Ne nasce un battibecco. Allora mi rivolgo al pubblico alzando la voce per richiamare l’attenzione di tutti. Chiedo se hanno problemi ad essere ripresi mentre fanno domande. È un coro di no. Abbiamo la faccia pulita. Non abbiamo niente da nascondere. Alzo il pollice per ringraziare e parte un applauso. Dunque signore grigio e signora del SEM la questione è risolta.

 

Inizia l’introduzione del moderatore. Pochi minuti e la scena dantesca, il girone degli avidi, degli egoisti e dei razzisti, diventa altro. Tra il pubblico una ragazza si alza. Prende parola. Denuncia le pratiche razziste che la Svizzera conduce contro i migranti. È una bolgia. Gente che urla comunisti e qualche insulto. Un uomo si alza e gridando si avvicina minaccioso alla ragazza che continua a leggere il suo discorso. Ma almeno sei svizzera? Sembra abbia sfogato ma non è così. Mentre il moderatore a rapidi passetti raggiunge la ragazza per farla desistere, l’esagitato, torna alla carica e tenta di avventarsi sulla giovane. In mezzo, impotente, Luigi Pedrazzini. Chissà, magari si sta chiedendo quale dio glielo abbia fatto fare. Essere lì stasera. Il forsennato colpisce la ragazza su un braccio per farle cadere gli appunti. La polizia si avvicina. L’uomo in grigio si avvicina alla polizia. La polizia prende la ragazza e a forza la trascina fuori. Il violento torna al suo posto soddisfatto.

 

 

 

Prima parte.

 

A seguire: Fate tacere il dissenso. La polizia ci sta