L'editoriale
Il 26 settembre scorso l’assemblea dei nostri aderenti ha deciso all’unanimità di trasformare definitivamente il Forum Alternativo in un movimento politico.
Questo passo ci è sembrato necessario per esplicitare quello che noi pensiamo essere il nostro ruolo futuro, chiarendo così anche una volta per tutte che non siamo, come alcuni avevano voluto far credere, un “semplice think tank” di intellettuali di sinistra o, nella peggiore delle ipotesi, qualche tipo di stampella di un PS traballante.
Non è stato del tutto facile varcare il Rubicone, ma il più difficile arriva ora. Abbiamo sempre detto e confermiamo che non ci interessa diventare l’ennesimo partitino di sinistra, che potrebbe ora raccogliere 1-2% dei voti alle prossime elezioni cantonali. Ciò che vogliamo e che intendiamo portare avanti, con la necessaria umiltà, ma con grande determinazione, è il nostro desiderio di servire da piattaforma per la costruzione, in tempi non troppo lunghi, di una sinistra radicale ma pluralista, che possa interpretare le aspettative di coloro che come noi vogliono battersi per una trasformazione socialista ed ecologica della società. Siamo coscienti che il compito non è facile e che non sarà possibile realizzarlo in tempi molto brevi.
Per farlo ci vorranno una serie di azioni comuni, perché è solo portando avanti assieme importanti battaglie sociali che si creeranno le premesse per la nascita di questa alternativa. Tutto ciò viene descritto con maggiori dettagli nelle pagine seguenti, dove pubblichiamo il “manifesto per la creazione di un fronte alternativo in Ticino” approvato dall’assemblea del 26 settembre e il relativo comunicato stampa che riassume le decisioni dell’assemblea. In questo manifesto riassumiamo anche in modo molto succinto una trentina di rivendicazioni e di obbiettivi che vorremmo discutere con le altre forze interessate a creare un forte movimento alternativo in un Ticino dove ormai le forze politiche tradizionali, tra cui includiamo anche la Lega, sono ormai in uno stato quasi comatoso.
Proprio per dimostrare che siamo aperti e rifuggiamo da ogni settarismo, nei nostri statuti abbiamo previsto che tutte le nostre riunioni, dalle assemblee generali agli incontri del comitato di coordinamento, sono aperte a tutti gli interessati, e che inoltre non esigiamo da nessuno che rinunci alla tessera del suo partito, qualora ne avesse uno.
Il nostro sforzo principale resterà però quello extraparlamentare: lo stiamo dimostrando anche in questo momento con la nostra opposizione all’inciucio AVS-sgravi fiscali e concentrando le nostre forze sulle proteste previste il prossimo 17 novembre contro il micidiale e continuo aumento dei premi di cassa malati.
Sappiamo però anche che per accelerare certi cambiamenti quasi sempre ci vogliono degli eventi scatenanti, che spesso sono mediaticamente più efficaci se avvengono nell’arena politica. Pensiamo per esempio all’enorme cambiamento avvenuto nella politica britannica grazie al fatto che Jeremy Corbyn, su cui inizialmente nessuno avrebbe scommesso un penny, si sia presentato come candidato outsider alla presidenza del partito laburista. Alcune settimane fa al congresso annuale del suo partito, Jeremy poteva così con grande soddisfazione affermare che “richieste come nuove nazionalizzazioni, un aumento sostanziale delle spese nel welfare, o la cogestione operaia siano ora ridiventati senso comune, mentre solo un paio di anni fa sembravano pure bestemmie”.
Noi abbiamo individuato come possibile evento che possa servire da catalizzatore per la costruzione dell’unità a cui miriamo le prossime elezioni federali. Su questa linea vogliamo lavorare alacremente nelle prossime settimane.
Quaderno 18 / Novembre 2018