di RedQ
Il libro contiene, oltre ad una illuminante introduzione, nella quale l’autore si concentra soprattutto sulla storia della Lega dei Ticinesi, sulla controrivoluzione neoliberale, sulla crociata blocheriana e sulla mancanza di spina dorsale degli attuali liberali nel contrarla.
Seguono poi 80 contributi pubblicati nel periodo di una quindicina di anni da vari media e che spaziano dalla politica cantonale a quella federale, dall’esercito al laicismo, dal ruolo della cultura a Fidel Castro e Donald Trump.
In tutto ciò non è sempre facile trovare un file rouge temporale o contenutistico, in quanto i contributi non sono ordinati per argomento o momento di apparizione. Il lettore dovrà orientarsi scegliendo i titoli dal sommario: tutti i contributi sono interessanti, di gradevole lettura e forniscono, a chi è interessato alla politica, innumerevoli spunti.
Togliamo dall’incipit della prefazione di Dick Marty, che ben caratterizza l’autore ed il libro: “Lo sguardo è penetrante, il tono della voce rivela l’ufficiale, maneggia la penna con la stessa temibile maestria con cui l’ascia quando fa legna sul suo monte.
Arnaldo Alberti è un uomo di cultura, uno dei pochi intellettuali del nostro cantone impegnato da decenni nel dibattito politico e nella denuncia implacabile dell’appiattimento e dell’imbarbarimento del confronto e delle idee. Un personaggio rispettato ma scomodo. La sua retorica è senza fronzoli, diretta, talvolta brutale, spesso appare eccessiva, ma quasi sempre è coerente con le verità che richiama alla nostra attenzione. Un fedele, tuttavia”.
Da quest’ultima frase siamo partiti per un’intervista con Arnaldo Alberti, che pubblicheremo nei prossimi giorni, a cui abbiamo chiesto di chiarire alcuni punti della sua posizione.