I Verdi del Ticino
A due anni dallo scoppio dello scandalo arrivano finalmente gli elementi per capire meglio cosa è successo nell'amministrazione cantonale. La storia di un triste sistema di clientelismo tra PPD e PLR, incompetenza, amatori allo sbaraglio e politici che non si assumono delle responsabilità.
I Verdi del Ticino prendono atto del rapporto della commissione parlamentare d'inchiesta che fornisce un quadro desolante sulla situazione all'interno dell'amministrazione.
Funzionari che fanno e disfano, consiglieri di Stato che non comunicano con i colleghi e non verificano neppure l'operato dei propri sottoposti, mandati senza concorso per oltre 3 milioni di franchi senza motivazioni e, dulcis in fundo, funzionari chiamati a chiarire i contorni della vicenda che raccontano versioni concordate, omettono e ritrattano.
Sembra la descrizione di un giallo ambientato nella pubblica amministrazione di una repubblica delle banane ed invece è il Ticino. Ancora una volta toccato pesantemente nella credibilità delle proprie istituzioni dopo una legislatura davvero deleteria. Ma non basta. Il finale della vicenda è ancora più incredibile.
Consigliere di Stato ancora candidato alle prossime elezioni, presidente di partito con accesso illimitato agli uffici governativi ancora in sella, funzionari dirigenti inadempienti ancora al loro posto o congedati con onore. Ma la cosa più grave in questa vicenda è che, nonostante il rapporto della commissione parlamentare d'inchiesta indichi delle pesanti responsabilità politiche nell'incapacità di gestire l'amministrazione e i propri funzionari dirigenti, il Consiglio di Stato non abbia neppure l'umiltà di accettare le critiche e respinge le tesi della CPI.
Un atteggiamento da casta che speriamo vivamente abbia stancato a sufficienza i cittadini elettori che anziché starsene a casa ad aprile lancino un segnale votando forze politiche fresche e non coinvolte. Questa è l'ora di mandare a casa la casta!