Il curioso caso del rampollo che scampò cent’anni

di Luigi Pagani, detto ul matiröö

 

Dalle nostre parti piace parlar male della giustizia italiana, in particolare della sua lentezza. Sarà anche vero. Di certo è sempre facile criticare gli altri, un po’ meno guardare a casa propria. Siamo sicuri che la giustizia ticinese funzioni sempre?

Per fare un paragone tra il funzionamento delle due giustizie, italiana e ticinese, prendiamo il caso di una persona indagata in entrambe le giurisdizioni. Davide Enderlin Junior, ad esempio, il rampollo di una famiglia che conta storicamente a Lugano.

 

Figuratevi che già nel 1885 vi era un Enderlin municipale a Lugano. Si può dire che da sempre nel consiglio comunale luganese c’era una poltrona occupata da un Enderlin. Lo stesso Junior non potè esimersi dal diritto dinastico, occupando a sua volta lo scrigno comunale.

 

Purtroppo per lui, di guai con la giustizia italiana ne ha avuti svariati, sempre legati alla sua professione di noto fiduciario della piazza ticinese. Per esser più precisi, benché il suo nome sia uscito in numerose carte giudiziarie italiane di bancarotte fraudolenti, evasioni fiscali, truffe e altre cosucce di questo genere, la gabbia l'ha assaggiata solo nel caso Banca Carige. In prima istanza, la giustizia italiana lo ha condannato a cinque anni e mezzo per aver riciclato per conto di ex dirigenti della banca Carige, 23 milioni di euro frutto della truffa all'istituto bancario ligure, acquistando quote dell'albergo Holiday Inn a Paradiso. Enderlin era stato arrestato in Italia nella primavera del 2014 per questi fatti, mentre il primo processo si è svolto nella primavera dello scorso anno. Tra arresto e processo sono passati quattro anni. Enderlin ha fatto ricorso e l’appello dovrebbe tenersi nella prima parte di quest’anno.

 

 

La giustizia italiana è dunque lenta oppure no? Lasciamo il quesito in sospeso e passiamo alle inchieste su Enderlin da questa parte della ramina. Il nome Pramac ricorderà qualcosa ai più anziani. Pramac era un’azienda produttrice di pannelli solari che, a pochi anni dall’insediamento a Riazzino (beneficiando di agevolazioni cantonali), aveva dichiarato fallimento nel maggio del 2012, lasciando a casa 130 dipendenti e 144 milioni di franchi di passivo.

 

La Procura ticinese avviò un’inchiesta per quel fallimento, molto sospetto agli occhi di molti. Tra gli indagati, figurava anche Enderlin perché presidente della Pramac. A sette anni di distanza, di quell’inchiesta non se ne sa più nulla. Se ne era parlato un po’ quando era stato arrestato in Italia, ma d’allora tutto tace. Enderlin era stato anche accusato in Svizzera da due ex clienti di avergli sottratto dei soldi a lui affidati. Anche lì, tutto tace.

 

Nelle inchieste italiane precedenti alla Carige, il nome di Enderlin figurava sempre in relazione alla sua attività di fiduciario ticinese. Era infatti quella la sua professione. A registro di commercio, Enderlin figurava in 142 società in Ticino. Eppure, il signore in questione non era mai stato iscritto all’albo ufficiale dei fiduciari. Per anni esercitava abusivamente. Tutti lo sapevano nel piccolo Cantone dove la gente mormora, ma l’autorità dal nome altisonante “di vigilanza dell’esercizio delle professioni di fiduciario”, si era ben guardata dall’intervenire.

 

Il bello è che ancora oggi, il nostro a registro di commercio figura in cinque aziende, due attive e tre fallite. Una, la Davide Enderlin Consulenze di via nassa, ha lo scopo aziendale di svolgere attività di fiduciaria… Anche oggi, se consultate la lista dei fiduciari iscritti all’ordine, il nome di Enderlin non appare… Può apparire strano, ma i cittadini stiano tranquilli, l’alta vigilanza dei fiduciari veglia. E se questa non si sveglia, reagirà sicuramente l’ordine dei fiduciari, sempre pronto a intervenire a tutela del buon nome della categoria, così bistratta per via di quei pochi casi isolati di delinquenti…

 

Insomma, da noi ci sono inchieste aperte su un personaggio da sette anni senza che se ne veda la fine. Su un tizio che per anni ha continuato a fare il fiduciario abusivamente in centinaia di aziende e continua a farlo tutt’oggi. In Italia, lo stesso personaggio si è fatto qualche mese dietro le sbarre, è stato condannato in prima istanza e il giudizio di secondo grado verrà dato nei prossimi mesi.

 

 

Il caso Enderlin è solo un esempio, ma se ne potrebbero citare molti, moltissimi altri, in cui la magistratura ticinese dà prova di soffrire di una patologia grave, la sonnolenza. Pare che certi incarti, al solo vederli, suscitino nei procuratori attacchi di narcolessia improvvisa. Quale misura precauzionale, li lasciano nei cassetti. Dal tutto emerge una forte sensazione di avere, qui a sud delle alpi, una giustizia che gira a due velocità. Una molto rapida, di solito nei casi dei ladri di polli (ancor meglio se stranieri) o nel firmare decreti d’abbandono relativi al governo cantonale. Quando invece si tratta di reati finanziari, di delinquenti ben integrati e ben vestiti, la giustizia diventa narcolettica.

 

Ma sono solo percezioni, perché da noi certe cose non succedono…