Lassù, sui tetti luganesi...

di Luigi Pagani, detto ul matiröö

 

Storie di altri tempi, ma non troppo lontani e nemmeno fuori moda. Riguardano una delle più grosse imprese immobiliari cantonali, di sicuro del luganese, da dove nasce la sua misteriosa fortuna. Proprio nel luganese, molti dei suoi grandi progetti vedevano la collaborazione, ben retribuita ovviamente, del fu re-architetto della grande Lugano.

Il gruppo ancora oggi è un colosso nell’ambiente, nei parametri locali. È del genere “faso tuto mì” nel segmento alto standing. Dal progetto alla realizzazione, dall’edilizia principale a quella secondaria, tutto si svolge all’interno del gruppo.

 

La sua sede nel centro di Lugano ha un paio di particolarità. Per accedere ai loro uffici, anche se siete un semplice inquilino di uno dei numerosi appartamenti da loro gestiti, vi accadrà un’esperienza particolare. Una volta entrati nell’ascensore, schiacciando normalmente il tasto dell’ultimo piano per andare ai loro uffici, l’ascensore non partirà. Un po’ smarriti, vi accorgerete di un cartello che vi invita a citofonare e, una volta annunciati, allora sì potrete accedere all’alto dei cieli. Singolare, vero? Più che entrare in una normale società immobiliare, si ha la sensazione di accedere al caveau di una banca. O a un fortino.

Ma non è l’unica particolarità degli uffici di quella ben protetta società. Dall’alto di quell’ultimo piano, nella terrazza, nascosta da siepi e arbusti, vi aspetta una fantastica piscinetta idromassaggiante. Malelingue narrano che i più grandi affari siano stati conclusi proprio su quella terrazza, nel suggestivo panorama dall’alto dei tetti luganesi, e degnamente brindati con le bollicine in buona compagnia. Forse però queste sono versioni un po’ romanzate della realtà.

 

Ma chi vi è a capo di cotanta impresa? Non è un mistero, ma in un’epoca di memoria evanescente, al veder i nomi a registro di commercio, pochi si ricordano il passato dei protagonisti. Allora rinfreschiamola, questa memoria. Il primo nome lo si associa a uno scandalo che fece scalpore ai tempi in cui l’inossidabile Marina comandava ancora. Il nostro dovette dimettersi dal posto di alto dirigente dell’ufficio delle imposte cantonali, perché sospettato di aver favorito l’evasione fiscale di un comune amico, noto commerciante sopracenerino. Lui lasciò l’amministrazione cantonale e, da quel che risulta, la magistratura non aprì mai nessun procedimento nei suoi confronti. Diciamo che dalla storia risultò presunto innocente, ma dovette rassegnar le dimissioni dal vertice delle imposte cantonali, per entrare nel grande gruppo immobiliare. Quando si dice cadere in piedi.

 

Il secondo personaggio a capo del gruppo immobiliare ha una fedina penale meno pulita. Son passati molti anni, ma fu accusato e condannato nell’inchiesta più importante di traffico di stupefacenti che vide attiva la magistratura ticinese. Stiam parlando degli anni 80, della famosa Pizza Connection, alla quale collaborarono nientepopodimeno che l’americana FBI e il pool antimafia di Palermo, tra i quali spiccava un certo Giovanni Falcone. La sponda svizzera dell’inchiesta si occupava dell’arte in cui tanti ticinesi eccelsero fin dagli anni sessanta, il riciclaggio dei proventi.

 

È vero, son passati tanti anni e uno ha il diritto all’oblio, dopo aver pagato il conto. Ed è per questo che non faremo nomi. Chiariamo però, giusto per non lasciare spazio a equivoci, che non si tratta del gruppo immobiliare del signore delle spiaggette abusive.

 

Tornando al nostro, purtroppo per lui, incappò qualche anno dopo in un’altra inchiesta, questa volta legata a un contrabbando e riciclaggio di argento dal nordest italiano.

 

Chiudiamo ora la storia. A capo di uno dei più grandi e storici gruppi immobiliari del cantone, troviamo un pluricondannato nel riciclaggio di droga e un esperto di evasione fiscale, avendo lavorato per anni sul fronte opposto. Referenze ottime, che fanno il binomio perfetto. E pensa te che i due sono i soli a comandare in quel gruppo. L’ex esattore delle imposte oggi ha il domicilio, fiscale beninteso, a Zugo. Perché da noi, certe cose, non succedono…

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