«Sono state le elezioni più terribili della storia. Contro Corbyn solo odio»

di Giovanni Stinco

 

«Non piangetevi addosso, organizzatevi». Non ha dubbi Ken Loach di fronte ai riders e agli operai in lotta. Il suo consiglio, da regista che ha raccontato la classe operaia e da attivista del Labour Party inglese, resta sempre quello: «anche quando si perde continuare la lotta».

In visita alla Cineteca di Bologna per il lancio del suo ultimo film Sorry We Missed You, pellicola che racconta la vita d'inferno di un corriere addetto alle consegne, Ken Loach risponde alle domande che arrivano da una platea di lavoratori precari o a rischio. Di fronte a lui i ciclofattorini di «Riders Union Bologna» e i metalmeccanici della Fiom. La prima domanda non può che andare a mettere il dito lì dove fa più male: la sconfitta del partito socialista inglese e del suo leader, l’ormai dimissionario Jeremy Corbin.

 

 

Una sconfitta, quella del Labour, netta e senza sfumature. Che ne pensa?

In questi giorni in Gran Bretagna stiamo sanguinando. Abbiamo perso le elezioni più terribili della storia del mio paese. Il programma della sinistra avrebbe cambiato in meglio la situazione di tanti operai, affermato diritti per i sindacati, garantito tutti i lavoratori, stabilito un salario minino. Cose che Margaret Thatcher ci ha portato via decenni fa.

 

Se questo era il programma del Labour perché tanti hanno voltato le spalle ai socialisti?

La risposta della destra è stata selvaggia ed estrema, anche se devo dire prevedibile. E' stata scatenata un'ondata di odio nei confronti di Corbin e dei leader della sinistra, un livello di violenza che non avevamo mai visto. Un uomo di pace è stato chiamato terrorista. Un uomo che ha passato tutta la vita a combattere il razzismo è stato tacciato di essere razzista. Ma questa accuse purtroppo sono arrivate anche dall'ala destra del partito socialista. Quello del Labour era un programma non rivoluzionario ma semplicemente progressista, scritto dalla classe operaia. Il fatto che non sia davvero stato discusso nel dibattito pubblico mette in dubbio la nostra capacità di difenderci e difendere i nostri diritti attraverso il parlamento. La democrazia dovrebbe basarsi su uno scambio libero di idee attraverso l’informazione, ma se queste idee non sono nemmeno dibattute allora dobbiamo chiederci se viviamo ancora in una democrazia?

 

Sta dicendo che non c’è più speranza?

La speranza c’è sempre. La speranza c’è quando si lotta. Anche di fronte a sconfitte così dobbiamo continuare a lottare. Sempre.

 

In ’Sorry We missed You’ lei racconta la storia un corriere che si illude di diventare padrone della propria vita acquistando un furgoncino, e invece diventa schiavo della compagnia che gli commissiona le consegne. Di speranza sembra non essercene molta.

E’ vero, nel film nessuno si ribella. Un effetto che ho cercato con consapevolezza. Ho voluto suscitare rabbia nello spettatore, metterlo nella condizione di dire: ‘Bisogna fare qualcosa, perché tutto questo è intollerabile’.

 

Una storia così dura da restare confinata solo nella fiction?

L'idea da cui parte il film è nata quando stavamo girando ‘Io, Daniel Blake’, e ci stavamo documentando sul problema della povertà estrema. Abbiamo scoperto che la maggioranza delle persone che si rivolgono ai banchi alimentari non sono disoccupate, ma lavoratori con salari così bassi da non potere sostentarsi. Le storia raccontata in ‘Sorry We missed You’ non è nemmeno la peggiore che potevamo narrare. Abbiamo conosciuto corrieri che lavoravano nonostante fossero malati. Uno di loro addirittura ha guidato per qualche tempo con una gamba ingessata. E’ stato costretto a fare così dai debiti e dalla mancanza di diritti e tutele. Abbiamo scavato in profondità e scoperto quello che prima solo sospettavamo.

 

Cosa avete scoperto?

Che il lavoro è cambiato, le conquiste sindacali stanno scomparendo rapidamente. Abbiamo scoperto lavoratori non pagati quando si ammalano, senza ferie, senza una giornata lavorativa classica da 8 ore, persone che non hanno diritto a un’assicurazione e alla copertura infortunistica.

 

Colpa della destra quindi?

Non solo. Bisogna condannare apertamente il movimento dei lavoratori e dei sindacati per avere permesso che tutto questo accadesse. Non dobbiamo mai dimenticare che noi siamo la maggioranza, noi siamo la forza preponderante nelle nostre comunità, e noi abbiamo permesso che questa tutta questa crudeltà prendesse piede.

 

Ci sta parlando del fallimento della sinistra inglese?

Negli ultimi dieci anni due terzi dei nuovi lavori in Gran Bretagna sono precari. Abbiamo milioni di poveri. Se questo è il fallimento della sinistra allora è giusto chiedersi cos’è diventata la sinistra. Chiamiamo sinistra quei partiti politici che si piegano allo status quo e sono disposti solo a raccogliere le briciole che gli concedono le grandi industrie? Se è così non credo che si meritino l'appellativo di sinistra.

 

C’è anche una questione ambientale. Questa moltitudine di corrieri sfruttati guida mezzi a combustione.

La crisi climatica è catastrofica, sta crescendo in maniera inarrestabile. Dobbiamo pensare che tutte le volte che acquistiamo qualcosa in rete, quel pacco arriva consegnato da un camioncino che non fa altro che inquinare. Servirebbe un intervento politico, nell’interesse del clima e dei lavoratori. Il programma della sinistra proponeva la completa nazionalizzazione dei servizi postali. I lavoratori delle consegne così avrebbero avuto i loro diritti garantiti e la politica sarebbe potuta intervenire sulla questione ambientale.

 

Il problema è anche l’atteggiamento di una parte della sinistra inglese di fronte al capitalismo?

Dico che finché si permetterà alle imprese di farsi concorrenza tra di loro tagliando i costi del lavoro, per i lavoratori non ci sarà modo di cambiare nulla. Dico che ormai è davvero difficile non perdere la pazienza con la sinistra, con certa sinistra. Però credo anche che le giovani generazioni abbiano le idee giuste, ho fiducia in loro. La ricetta è quella di continuare a lottare. Anche di fronte alle sconfitte. Non dobbiamo piangerci addosso, dobbiamo organizzarci e continuare la lotta.

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