PPD, partito sempre più inutile

di Red

 

Da anni e costantemente il PPD perde consensi ad ogni elezione, sia a livello federale che cantonale. Alle recenti elezioni federali il PPD nostrano, per evitare di perdere il suo secondo seggio al Consiglio Nazionale, si è inventato l’inciucio con il nemico storico liberale, provocando il peggior risultato di sempre per il PLRT.

Il PPD stesso ha perso nientemeno che il Consigliere agli Stati, e solo per uno sfacciato colpo di fortuna non ha perso anche il secondo seggio al Nazionale. Facili profeti dicono che tra quattro anni…

 

La preparazione delle prossime comunali ha visto, soprattutto nei grandi centri, scene a dir poco da baraccone, con porte sbattute, defenestrazioni eccellenti e chi più ne ha, più ne metta. Anche qui il prossimo 5 aprile promette d’essere un brutto giorno per il PPD.

 

A livello federale il grande argomento del PPD è sempre stato “noi siamo il Centro per antonomasia e di noi quindi c’è assolutamente bisogno in una situazione politica che tende a polarizzarsi verso gli estremi”. Se così fosse, allora ogni tanto ci potrebbe forse essere bisogno del PPD.

 

Ma proprio in questi giorni, sul tema che sarà probabilmente il più importante della legislatura appena iniziata, quello delle pensioni, il PPD ha confermato di essere sempre più inutile. Purtroppo i nostri media, sempre abbastanza distratti o incompetenti sui temi federali, hanno passato, come spesso avviene, l’acqua bassa.

 

Cosa è successo? Le casse pensioni hanno attualmente qualche difficoltà a causa dei tassi di interesse bassi o negativi. Per questo vogliono abbassare il tasso di conversione dal 6,8 al 6%, con una diminuzione per le nuove pensioni del 12%. Durante l’estate il Consigliere federale Berset, fortemente sotto pressione da parte della lobby degli assicuratori, ha escogitato un compromesso assieme ai sindacati e ai rappresentanti ufficiali dei datori di lavoro: la diminuzione è accettata ma viene compensata dal dimezzamento della soglia minima al di sotto della quale il salario non è assicurato, a vantaggio di chi guadagna poco o lavora a tempo parziale. Inoltre viene creato un cosiddetto fondo di garanzia, finanziato (come l’AVS) da datori di lavoro e lavoratori, che potrebbe compensare almeno parzialmente le perdite delle casse pensioni. Una soluzione sicuramente non perfetta e per molti versi criticabile anche “da sinistra”, ma che UDC, liberali e associazioni economiche padronali (soprattutto medie e piccole imprese) hanno subito denunciato come inaccettabile perché troppo sociale.

 

E di fronte a questa situazione cosa fa allora il PPD, autodichiaratosi da sempre ago della bilancia centrista? Per bocca del suo presidente Pfister (personaggio tenebroso e reazionario) dice ufficialmente: niet! E questo esattamente per le stesse ragioni della destra economica e xenofoba. È quindi lecito chiedersi: ma a cosa serve ancora questo PPD? A poco o niente. E a pagarne le spese saranno i pensionati.