di Franco Cavalli
Non passa oramai più giorno che nei social media diversi utenti non si lamentino amaramente delle crescenti disfunzioni nel funzionamento delle nostre ferrovie: ritardi, perdite di coincidenze, annullamenti ed altre “bagatelle” simili si stanno ormai accumulando.
E a lamentarsi non è un qualche politicante dell’UDC, che memore del fatto che il suo partito ha sempre e solo difeso il traffico privato e combattuto le ferrovie, sta ora gioendo per queste disfunzioni, che mettono sempre più in cattiva luce il servizio pubblico, da sempre bestia nera di quel partito. No, a lamentarsi sono utenti affezionati alle FFS, spesso gente che ha addirittura rinunciato all’auto per usare solo i servizi pubblici e che ora si trova in difficoltà. Non è che esagero: chi viaggia giornalmente soprattutto sulla tratta Mendrisio-Lugano-Bellinzona non la smette ormai più di lamentarsi.
Anche a nord delle Alpi le disfunzioni nel servizio ferroviario si stanno moltiplicando e non passa ormai più quasi settimana che non ci sia addirittura l’annuncio di un qualche incidente. Sicuramente però la situazione è sempre meno grave che non quella in Ticino. Ma cosa è mai capitato alle nostre ferrovie, che sino a qualche anno fa erano considerate le migliori al mondo?
Sicuramente c’è stato e c’è un problema di insufficienti investimenti, soprattutto nel mantenimento delle linee ferroviarie. Le FFS si difendono dicendo che è stato il Consiglio Federale e soprattutto il Parlamento a limitare sempre di più i mezzi a disposizione, esigendo che i conti fossero in attivo. Questo è vero e la coalizione borghese PPD-PLR/UDC dovrebbe avere almeno il coraggio di assumersi le sue responsabilità. Ma d’altra parte la direzione delle FFS (come anche quella delle ex-PTT) hanno interiorizzato il dogma neoliberale che predica come “il servizio pubblico non deve essere sovvenzionato, ma deve coprire le sue spese”, per cui non hanno mai richiesto veramente un aumento degli investimenti. E se c’è un punto su cui la popolazione svizzera è sempre stata d’accordo (vedi le votazioni su Alptransit!) è quello che se per le ferrovie c’è bisogno di più fondi, questi devono sicuramente essere concessi.
Ma i vari capi delle FFS e delle PTT, oltre a giustificare i loro salari stratosferici con ragioni di mercato, nelle loro fantasie ideologiche neoliberali hanno sempre e solo voluto razionalizzare al massimo, sperando che si arrivasse un giorno magari a poter quotare in borsa gli ex servizi pubblici. Ed ora gli utenti portano le conseguenze di questa follia: mi ricordo di una cena, quand’ero capogruppo socialista, all’inizio di questo secolo, con il direttore delle Poste, che naturalmente aveva la tessera del partito, ma che di socialista non aveva proprio niente. Ad un dato momento, esasperato dai suoi ragionamenti neoliberali, abbandonai il tavolo sbattendo la porta.
E le vicissitudini del Signor Meyer, che ha appena deciso di abbandonare le FFS, sono ormai da tutti conosciute. È anche molto evidente che diversi dei miglioramenti che si stanno ora apportando alle linee ferroviarie (e che sono in parte la causa di queste disfunzioni) avrebbero potuto essere previsti e realizzati molto prima. Solo chi non ha alcuna competenza tecnica non avrebbe potuto (come purtroppo è stato il caso!) prevedere l’esplosione del numero dei viaggiatori che sarebbe seguita all’entrata in funzione di Alptransit.
E per fare solo un altro esempio: io, che non sono sicuramente uno specialista dei trasporti, con una mia interpellanza in Gran Consiglio avevo già proposto nel lontano 1991 il raddoppio della linea tra Bellinzona e Locarno: la si sta ora facendo, con una trentina di anni di ritardo.
Sicuramente di esempi simili ce ne sono diverse dozzine nel paese: è quindi più che ora che gli utenti si facciano sentire e che si richieda alla Confederazione un massiccio investimento nelle strutture ferroviarie. Ed i soldi non mancano, vedendo i diversi miliardi di sovrappiù che rimangono ogni anno nelle casse della Confederazione, e che il Consigliere Federale Maurer cerca poi di nascondere come può.
PS. Appena finito di scrivere queste righe, ecco che arriva l’autocritica di Meyer: la causa maggiore dei problemi è da far risalire al fatto che “abbiamo dimenticato di formare un numero sufficiente di macchinisti”! C’è da rimaner basiti: è come se il direttore di un ospedale dovesse confessare “abbiamo dimenticato di ingaggiare abbastanza medici”. E se la direzione delle FFS invece di farsi coinvolgere in enormi speculazioni edilizie (vedi Zurigo) si fosse dedicata un po’ di più a quello che è il suo unico vero compito?
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