Informazione truccata: un ennesimo esempio

di RedQ

 

I nostri media hanno dato poco spazio alle rivelazioni sensazionali del Washington Post, pubblicato il 9 dicembre, sotto il nome di “Afghanistan Papers”. 

Il titolo ricorda quanto aveva fatto nel passato lo stesso giornale con i famosissimi “Pentagon Papers”, che avevano allora dimostrato le incredibili menzogne che erano state alla base dell’aggressione americana al Vietnam, costata milioni di morti.

 

È poi seguita la famigerata fandonia sulle armi di distruzione di massa che avrebbe avuto Saddam Hussein, per giustificare la nuova aggressione all’Iraq, anche questa costata poi milioni di vittime e alla base di tutto il caos che c’è ancora oggi in Medioriente, compresa nascita e sconfitta apparente dell’ISIS. Ora gli Afghanistan Papers dimostrano che anche a proposito di questa guerra, Washington per anni ha raccontato un mucchio di fandonie, sempre ed ampiamente riprese poi naturalmente dai media dei cinque continenti. Ed è perciò che ne parliamo, e questa è anche la ragione per cui all’inizio di questo articoletto abbiamo evidenziato il fatto che i nostri media quasi di questa storia non ne hanno parlato.

 

È da parecchio tempo che nei nostri Quaderni critichiamo i nostri media, compresa e forse soprattutto la RTSI, per il fatto che riprendendo acriticamente tutto quanto viene battuto dalle grandi agenzie internazionali (che tutti sanno o dovrebbero sapere essere controllati da consorzi anglo-americani, legati al potere di Washington), finiscano per dare un’immagine distorta, spesso addirittura completamente falsata, della realtà. Tutte queste successive rivelazioni sulle incredibili manipolazioni dei media da parte del governo statunitense dovrebbe insegnare qualcosa ai responsabili delle televisioni, delle radio e dei giornali di tutto il mondo.

 

Purtroppo si tratta sempre di rivelazioni retrospettive, che spesso arrivano dopo molti anni e quindi la lezione viene dimenticata e di fronte ad una nuova crisi, su cui si concentrano le stesse agenzie, si perde poi nuovamente ogni spirito critico. Non abbiamo dubbi che fra qualche anno magari lo stesso Washington Post pubblicherà dei “Caracas Papers”, nei quali si dimostrerà come Mike Pompeo e gli altri falchi della Casa Bianca abbiano manipolato le informazioni a proposito del Venezuela. Vi siete tra l’altro accorti che nel frattempo i media, compresi i nostri, non parlino ormai più del famigerato “Presidente” Guaidò, intronizzato da Washington a suo tempo e che durante parecchi mesi ci venne servito tre volte al giorno?

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