PIAZZA APERTA - Davide Leonelli
È notizia di non molti giorni fa la decisione del municipio di Lugano a proposito sulla chiusura e riorganizzazione della Foce.
Sul CDT del 10.07.20, l’onorevole Foletti commentava così la decisione “Abbiamo 400 incivili che non rispettano niente e che pregiudicano l’uso di spazi privilegiati al resto della popolazione.”
Generalizzare è in qualsiasi caso un errore, ma dirlo è quasi superfluo, poiché la maleducazione non ha età. L’Onorevole Foletti ha avuto l’onestà intellettuale del dire che “Chiudere la foce non risolve il problema”, ma forse Onorevole i problemi vanno al di là dei vetri rotti. Spostiamo i giovani in altri posti, anche in decine sparsi, ma il problema persiste.
Forse, almeno in questo caso, il problema non sta tanto negli assembramenti o nel littering, ma sarebbe più giusto pensare cosa spinge i giovani ad agire così: perché pur di uscire i ragazzi di Lugano fossero tutti nello stesso posto, ammassati come sardine il weekend all’aperto pur di trovare un po’ di gente attorno.
Forse il problema va oltre al Coronavirus, ed è più di ordine sociale e, a mio avviso, molto urgente per chi vuole continuare a vivere in questo Cantone. Parliamoci chiaro: non ci sono attività, dei punti di incontro o dei bar, indirizzati più verso quella fascia di età, e non sto parlando di Lugano ma del Ticino. I giovani riescono a trovare il modo di divertirsi lo stesso, la sera chi in “discoteche” ridicole e chi invece in bar o all’aperto. Apriamo centri culturali da centinaia di milioni, organizziamo eventi di musica jazz, ci sono un sacco di belle attività per famiglie ed anziani, ma raramente si va a considerare con la stessa premura ed attenzione la nostra fascia, scegliendo spesso e volentieri di demonizzarla piuttosto che aiutarla, stimolarla.
Chiunque abbia creato i problemi che ci sono stati nell’ultimo mese non l’ha fatto da solo, e perciò bisogna essere solidali perché queste persone capiscano, ma la repressione è la più illusoria delle armi a disposizione dell’esecutivo.
Il problema di base è la mancanza di attrattività di questo Cantone, e spesso anche di questa Nazione, per quei giovani che non hanno i soldi per andare sempre negli (esageratamente cari) bar o locali, solitamente adibiti ad un pubblico già più grande e con più capacità d’acquisto. Mancano attrattive per tanti giovani a cui questo luogo piace, ma che alla lunga preferiranno la vita al divieto di vivere. Sceglieranno di andarsene, magari in qualche altro cantone o all’estero. Poi magari sceglieranno anche di non tornare, perlomeno finchè questa età di mezzo sarà passata. Ma nel frattempo chissà chi starà pagando per le pensioni, per l’AVS, e per tutte le altre casse che i giovani di questo paese dovranno incominciare a mantenere. A noi onestamente di queste cose forse importa ancora poco, ma la costante scelta dell’oppressione può solo portare ad uno scenario di discontento, e forse poi di abbandono.
La stessa cosa sta avvenendo con l’ex macello e con altri casi più piccoli: raramente si ascolta la popolazione, perché si decide di sentirla e basta, come fosse un'eco lontana. Non credo che l’obbiettivo del municipio e della città tutta sia quello di far scappare i giovani, ma penso che l’unico modo in cui si potrebbe incominciare a fare un’inversione di tendenza è cambiando qualcosa, è incominciando ad ascoltarci l’un l’altro, partendo dal trattare i giovani come le altre fasce di età, senza andare a metterli in un calderone di maleducazione, nulla facenza ed eccetera.
È inutile chiudere la foce se l’obbiettivo rimane solo quello di fare più controlli sparsi, come se in questo modo si risolvesse il problema. Il problema in una società sana sorge quando serve un controllo, non quando il controllo trova un problema: non ce ne dovrebbe nemmeno essere bisogno di tutta questa polizia. A volte ho quasi l’impressione che l’obbiettivo sia quello di non farci più uscire, di controllarci finchè saremo così esasperati da scegliere di rimanere a casa o di andarcene. Sono pronto a convincermi che non è così, ma mi piacerebbe vedere prima maggior apertura dalla classe politica.