di Silvano Toppi
Chi piange miseria a causa del coronavirus e chi invece esulta perché si trova accresciuto il suo malloppo. Che siano aumentati i miliardari e che i miliardari non siano mai stati talmente miliardari ce lo dice uno studio di Ubs, apparso negli scorsi giorni.
Nuovo primato storico di concentrazione della ricchezza nel luglio di quest’anno: 10’200 miliardi di dollari, con un balzo del 14,6 per cento in due anni, in mano a poco più di duemila persone. Sarebbe come a dire, per rendere un poco diabolica l’idea, quindici Svizzere (in termini di prodotto interno lordo) a disposizione degli abitanti della Valle di Muggio. O, se ci limitiamo ai soli miliardari che risiedono in Svizzera (37 che hanno visto i loro redditi aumentare del 29 per cento per raggiungere i 124 miliardi in dollari), due Svizzere in mano agli abitanti di Gresso. Da queste cifre potremmo anche ricavare tre considerazioni che investono ognuno di noi.
La prima: la teoria tuttora imperante del “trickle down effect” o del denaro che sgocciola dall’alto verso il basso (e benedetti siano quindi i miliardari, da salvaguardare fiscalmente) è il maggior rimbambimento sistematico offertoci dagli anni Ottanta in poi.
La seconda: il maggior aumento della fortuna dei miliardari o i migliori attivi, provengono dal campo della “salute”. La salute, settore in cui noi ci rompiamo la testa per i continui aumenti dei costi e l’irrefrenabile ascesa dei premi delle casse malati, produce invece grossi guadagni per alcuni. Ci si spiega che è per la scoperta di nuovi medicamenti, per le innovazioni della diagnostica o più recentemente per le ricerche (finanziate anche dall’ente pubblico) sul Covid-19. Bisognerebbe forse concludere: la salute non è un bene pubblico, è innanzitutto un affare privato.
La terza ha a che fare con la risposta alla crisi causata dalla pandemia. Per dirla con poche parole, gli enti pubblici sono intervenuti iniettando miliardi, con enorme indebitamento, per porre rimedio, rimettere in sesto l’economia, facilitare prestiti per garantire la liquidità del sistema. Stando allo studio di Ubs l’ulteriore crescita della ricchezza dei miliardari si spiega principalmente con la cosiddetta ripresa a “V” (discesa e poi risalita) del mercato borsistico. È una implicita conferma di quanto osano sostenere pochi economisti: l’“orgia” di creazione monetaria (come la definisce il noto Piketty), per parare alle malefatte economiche del virus, è anche purtroppo servita in buona parte a “dopare” i corsi borsistici e immobiliari, come si è verificato, contribuendo anche in tempo di crisi ad arricchire ancora di più i già ricchi. Mentre per i piccoli risparmiatori o per le casse pensioni i tassi di interesse quasi nulli non sono una buona cosa, ma quasi una disgrazia; per chi, già ricco, ha facili entrature per chiedere soldi a basso tasso e dispone anche di consulenze finanziarie legali e fiscali, è facile approfittarne per staccare nuovi e buoni collocamenti, a costo zero, ottenendo rendimenti superlativi. Che domani sfuggiranno anche al fisco.
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