PIAZZA APERTA - Gianfranco Cavalli*
La produzione e commercializzazione di oli commestibili è in forte ascesa negli ultimi dieci anni in Svizzera, ad oggi più di trentamila ettari di terreni agricoli di produzione sono dedicati a questo settore.
Un aumento che riguarda soprattutto l'olio di colza, utilizzabile come condimento, ma soprattutto versatile come olio per le produzioni alimentari.
Una tendenza che lascia quindi ben sperare per il settore agricolo che rappresenta, come sappiamo, quello più in difficoltà di tutta l'economia nazionale.
Questo aumento della produzione non è però casuale, esso risponde infatti alle logiche di mercato che fanno sì che oggi l'olio commestibile prodotto in Svizzera, grazie agli aiuti statali, possa essere mediamente venduto ad un prezzo di 2,60 franchi al chilo.
Il concorrente però più «minaccioso» per i nostri oli è quello di palma. L'olio di palma viene attualmente venduto a 1 franco al chilo sul mercato mondiale ma, grazie ai costi doganali e ai fondi di garanzia presenti oggi, il suo prezzo in Svizzera arriva a 2,42 franchi al chilo.
Ora, con l'accordo di libero scambio fra l'Indonesia e gli Stati dell'AELS (di cui la Svizzera purtroppo fa parte) il prezzo dell'olio di palma dovrà essere sgravato dai dazi e si stima potrà costare al massimo 2 franchi al chilo sul mercato nazionale.
Se la matematica non è un'opinione, è quindi logico che, se l'accordo di libero scambio dovesse essere accettato, tutti i produttori di oli commestibili in Svizzera saranno ben presto messi in serie difficoltà. Certamente non un aiuto per un settore che ogni anno in Svizzera perde almeno un centinaio di aziende.
Viene allora da chiedersi in che cosa conviene questo accordo alla Svizzera e cosa trovano di buono quei partiti di destra che dicono essere a favore dei contadini, ma sono i primi a sostenerlo.
L'accordo di libero scambio con l'Indonesia permetterà di incrementare gli accordi sull'importazione di materie prime che favoriranno unicamente le grosse multinazionali con sede nel nostro territorio. Esso inoltre aumenterà la liberalizzazione del settore bancario in Indonesia e proteggerà maggiormente le grosse case farmaceutiche che sono presenti nel Paese. Tutti settori economici in cui la Svizzera è molto presente con aziende che annualmente distribuiscono grossi dividendi ai loro azionisti fra i quali, guardate a caso, se ne contano molti nelle file dei partiti di destra.
Le cose sono chiare, in questo accordo troviamo di fronte due realtà, da una le lavoratrici e i lavoratori precari tanto svizzeri quanto indonesiani e dall'altra gli interessi delle grosse multinazionali. Io non ho dubbi e sto dalla parte dei primi e quindi invito anche voi a votare no all'accordo di libero scambio con l'Indonesia il prossimo 7 marzo.
* Gianfranco Cavalli
Segretario politico
Partito Operaio e Popolare