di Alessandro Robertini*
La crisi sanitaria globale che stiamo vivendo da ormai un anno e che – oltre ad aver cambiato radicalmente le nostre abitudini, portando con sé tragedie umane e rabbia – ha prodotto una delle più profonde crisi economiche mondiali dalla famigerata Grande depressione di inizio secolo scorso, ha messo in evidenza con brutale chiarezza tutte le pecche del nostro sistema socioeconomico.
L’affermarsi del capitalismo come sistema egemone a livello planetario a seguito del crollo del blocco sovietico aveva indotto i più ad abbracciare il credo neoliberale e la globalizzazione. Malgrado le promesse di un mondo migliore, questa ideologia non ha fatto altro che accentuare le differenze sociali, aumentando il tasso di povertà e portando nuovi profitti ad una casta sempre più ristretta, con il conseguente peggioramento della qualità di vita e restringimento degli spazi democratici, nonché accrescere ulteriormente lo sfruttamento già sconsiderato delle risorse naturali, portandoci sull’orlo del collasso ambientale.
Queste politiche insostenibili sono ben radicate anche nel tessuto locale, e Bellinzona nel suo piccolo non ne è esente. Basti pensare al recente scandalo dei sorpassi di spesa in tre progetti comunali che, sotto la pressione di un mondo economico sempre più vorace, ha portato ad una malagestione da parte delle autorità politico-amministrative e ad un conseguente manco nelle casse pubbliche di ben 5 milioni di franchi. Per non parlare del progetto Nuovo Quartiere Officine e del relativo trasferimento dell’impianto industriale, frutto di una spudorata genuflessione ai diktat delle FFS che ha portato ad un drastico dimezzamento dei posti di lavoro da 450 a 200 e ceduto loro l’usufrutto di oltre la metà del vecchio sedime a scopo speculativo per l’edificazione di unità abitative per 2500 persone, quando la Città non ne ha assolutamente bisogno.
In quest’ottica va letta anche la scellerata gestione delle Case anziani durante la pandemia, che ha portato a tragiche conseguenze per molte famiglie che avevano affidato i loro cari a queste strutture: se le autorità avessero investito sufficientemente nel sociale, trattando istituzioni come le Case anziani come una risorse collettiva e non come un’azienda da gestire in modo economicamente efficace, si sarebbero potute evitare le tragedie a cui abbiamo assistito.
Lo stesso discorso vale par la politica ambientale della città, che recentemente sull’onda di Alptransit ha mostrato una timida apertura nei confronti del potenziamento del trasporto pubblico, ma che è ancora distante anni luce dagli standard di sostenibilità che conosciamo in Svizzera, con percorsi ciclo-pedonali non all’altezza della situazione, grande fatica nel pedonalizzare mezzo metro quadrato in più del centro storico sotto la pressione della lobby del trasporto privato, nonché la totale assenza di politiche di disincentivazione del trasporto degli allievi con mezzi privati.
Chiediamo un repentino cambio di rotta contro le politiche neoliberiste e antiambientaliste in atto. Auspichiamo una gestione più oculata e attenta dei progetti pubblici attuali e futuri. Chiediamo una pianificazione oculata del territorio, attenta alle vere necessità della Città senza imposizioni e condizionamenti esterni. Auspichiamo un miglior coinvolgimento di utenti e personale nella gestione delle strutture sociosanitarie del comune e un miglior riconoscimento, non solo a parole, degli operatori ivi attivi. Chiediamo una politica ambientale concreta, volta ad una vera sostenibilità, e non di facciata. È l’ora di cambiare, non possiamo più aspettare.
* Alessandro Robertini
ForumAlternativo
candidato 6 al Municipio e
43 al Consiglio comunale di Bellinzona
Lista 7: I Verdi-FA-Mps-Pop-indipendenti