di Fabio Dozio
Avs 21 propone cerotti. I cerotti non sono riforme. I soldi invece ci sono: alla Banca nazionale o adottando la micro imposta sui pagamenti digitali.
Chissà, forse nel 1972 avevano ragione i comunisti. Stiamo parlando di pensioni, di previdenza per la vecchiaia. Quasi cinquant’anni fa il popolo svizzero bocciava, con il 75% dei voti, l’iniziativa del Partito del lavoro “Per vere pensioni popolari”, che prevedeva un deciso rafforzamento dell’assicurazione vecchiaia e superstiti (Avs), garantendo almeno il 60% del reddito annuo. Si scelse invece il sistema pensionistico basato sui tre pilastri, che rendeva obbligatoria la previdenza professionale. E il risparmio privato, per chi può…
L’Avs è un gioiello elvetico, pilastro dello stato sociale, si paga in proporzione al reddito, quindi i ricchi di più, ma si riceve la stessa rendita. Governo, parlamento e popolo decisero diversamente, con l’appoggio di socialisti e sindacati. Si preferì garantire lauti guadagni a chi gestiva assicurazioni private. Invece della previdenza sociale, il mercato della previdenza.
Il Consiglio nazionale affronta il progetto di stabilizzazione dell’Avs (Avs 21), che si prefigge di garantire l’equilibrio finanziario dell’assicurazione fino al 2030, mantenendo le prestazioni. È da decenni che i ragionieri del meno stato, che non hanno mai digerito il modello Avs, ne prefigurano il fallimento. La popolazione invecchia e dal 2014 i versamenti di chi lavora sono inferiori alle rendite erogate. Però, va ricordato, gli interessi sul capitale complessivo dell’assicurazione non sono conteggiati perché “possono subire forti variazioni da un anno all’altro”, dice il governo. Inoltre, finiscono nelle casse dell’Avs due miliardi di franchi l’anno previsti dalla riforma fiscale Rffa.
Il catastrofismo sul presente e futuro dell’Avs è fuori luogo. Nel 1997 i rapporti federali prevedevano 15 miliardi di deficit nel 2010. I conti hanno chiuso con 2 miliardi di utili!
Cosa propone Avs 21? Sostanzialmente l’aumento dell’età di pensionamento delle donne, da 64 a 65 anni, che dovrebbe permettere di risparmiare circa 1,42 miliardi di franchi l’anno. Per addolcire la misura si offrono alcune compensazioni, aliquote più favorevoli se si anticipa la rendita e pensioni leggermente migliori per i bassi redditi. Inoltre, si punta su un aumento dell’imposta sul valore aggiunto.
Le donne sarebbero così doppiamente maltrattate. Infatti, già oggi percepiscono rendite di previdenza professionale ridotte, perché lavorano meno nel corso degli anni: o meglio, sono attive a casa invece che in ambito professionale. Le pensioni femminili sono del 37% inferiori a quelle degli uomini! Non è possibile peggiorare la condizione femminile indebolendo i due pilastri. Sono vasi comunicanti, come indicano Costituzione e legge: “La previdenza professionale comprende l’insieme delle misure su base collettiva che, assieme alle prestazioni Avs, consentono alle persone anziane di mantenere in modo adeguato il tenore di vita usuale”. (Mandato rispettato?)
Avs 21 propone cerotti. I cerotti non sono riforme. La vera riforma rimane un sogno, con il palazzo borghese che ci ritroviamo. Andrebbe rafforzata sostanzialmente l’Avs, eccezionale modello di servizio pubblico sociale e solidale. Più Avs, meno assicurazioni private, che generano speculazioni immobiliari e finanziarie. I soldi ci sono: per esempio, alla Banca nazionale o adottando la micro imposta sui pagamenti digitali.
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