Il giorno del salario minimo in Ticino

PIAZZA APERTA - I Verdi del Ticino

Ieri 1° dicembre è entrato in vigore il salario minimo in Ticino, in seguito all’accettazione dell’iniziativa popolare costituzionale dei Verdi votata nel 2015 e alla legge varata dal Gran Consiglio a fine 2019.

 

L’iter è stato lungo e tortuoso. Lo sanno i Verdi. Lo sanno Greta Gysin, prima firmataria dell’iniziativa, Michela Delcò Petralli, già coordinatrice dei Verdi e deputata in Gran Consiglio, così come tutti coloro che hanno lavorato al fronte. Lo sanno anche le forze politiche che si sono impegnate nei lavori parlamentari per raggiungere un compromesso, meno indecente dei livelli salariali proposti dal messaggio governativo e dal mercato del lavoro fino ad oggi.

 

Ancora prima della sua entrata in vigore, il tentativo di aggiramento della legge da parte del “fantomatico sindacato Tisin”, ci mette in guardia sul pericolo che aziende senza scrupoli possano tradire lo spirito della legge votata, e sdoganare a lungo termine, tramite i Contratti Collettivi, salari inferiori al minimo fissato per legge.

 

Per arginare questi “furbetti” i Verdi ritengono necessario che il Governo eserciti i suoi controlli con il massimo rigore. Le recenti decisioni del Tribunale Federale offrono la possibilità di ritenere illegali i contratti stipulati con Tisin, proprio perché costruiti per eludere lo spirito della Legge. Se poi qualcuno dovesse ricorrere nuovamente a giudici e tale stretta interpretazione dovesse essere sconfessata, allora si potranno apportare i debiti correttivi attraverso gli atti già depositati o in via di elaborazione di altre forze progressiste, per esempio tramite la via dell’iniziativa popolare costituzionale o per le vie dell’iniziativa parlamentare (legislativa o costituzionale).

 

Secondo Greta Gysin a livello federale va fatto anche altro. Infatti il salario sociale, l’unico che per legge un cantone può fissare, corrisponde ai livelli delle prestazioni complementari, e poco si potrà distanziare da quanto fatto con il Salario minimo. La Confederazione potrebbe dare ai Catoni la competenza di fissare anche dei minimi salariali che siano anche economici e non solo sociali. Questo permetterebbe di poter stabilire per legge dei veri salari dignitosi.

 

Parallelamente però sarà necessario anche lottare contro il dumping salariale e migliorare le condizioni quadro. A questo proposito, il gruppo parlamentare dei Verdi aveva depositato a fine 2019 una nuova iniziativa cantonale che chiede alla Confederazione di concedere al Ticino e alle altre realtà in Svizzera che ne avessero necessità, uno “Statuto speciale” che permetta di applicare in modo differenziato le regole di salvaguardia del lavoro, garantendo strumenti all’altezza del compito e adeguate alle diverse situazioni.

 

A proposito di condizioni quadro, la pandemia di Covid 19 è stata una prova di forza per la nostra società e ha esposto senza pietà le debolezze di un’economia globalizzata e guidata dal profitto. Agire al riequilibrio delle finanze cantonali con semplici tagli è miope e poco lungimirante. I Verdi chiedono quindi che gli investimenti fatti per affrontare la crisi Covid 19 siano allo stesso tempo investimenti in un futuro verde e sociale che permetta di intraprendere la strada dell’economia verde e sociale di domani, capace di offrire lavoro e un salario dignitoso a tutti.