di Francesco Bonsaver
Striscione sul tetto del deposito Dpd a Giubiasco contro i licenziamenti dei corrieri che chiedono condizioni di lavoro dignitose.
Sui tetti per difendere il lavoro a condizioni dignitose. E il diritto costituzionale della libertà di affiliazione sindacale. È il gesto simbolico forte a cui sono ricorsi operai e sindacalisti questa mattina, arrampicandosi sul tetto del deposito Dpd in Ticino a Giubiasco, posando lo striscione “Reintegro subito!”. Una protesta contro i licenziamenti selettivi di quattro corrieri, colpevoli di essere membri attivi del sindacato Unia.
Dei quasi 900 autisti con uniforme e furgone Dpd, guidati nei giri di consegne dall’algoritmo Dpd, nessuno è dipendente dell’azienda francese. Contrattualmente, sono tutti alle dipendenze di un’ottantina di ditte subappaltanti che lavorano esclusivamente per Dpd. Nelle scorse settimane l’azienda ha interrotto il rapporto contrattuale con una di queste attiva in Ticino e affidato il suo giro di distribuzione ad una neocostituita società (con sede legale a Zurigo), la quale ha riassunto tutti gli autisti impiegati nella prima azienda, tranne quattro che nell'ultimo anno si sono distinti per il loro impegno sindacale in seno al collettivo operaio attivo presso il centro logistico di Giubiasco e a livello nazionale. Una punizione che interroga lo stato di diritto e la società in cui viviamo.
«La nostra lotta non è finalizzata unicamente a migliorare le nostre condizioni. Combattere il sistema Dpd significa lottare per evitare la dipidizzazione del mondo del lavoro, non solo della logistica. Siamo ancora in tempo per evitarlo. Per questo lottiamo» aveva spiegato ad area un corriere. Dietro le consegne Dpd dei pacchi ordinati su internet con un clic, si celano ritmi di lavoro infernali, salari indegni, orari di lavoro interminabili, ore straordinarie non retribuite e deduzioni salariali punitive inflitte senza basi legali.
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Uno sfruttamento pianificato sintetizzato da Unia nel documento “Il sistema Dpd”, reperibile in internet. Grazie al dumping salariale sistematico, Dpd esercita una concorrenza sleale nei confronti delle aziende del ramo e ha una grossa responsabilità per la crescente precarizzazione delle condizioni di impiego nella logistica.
Con i quattro licenziamenti, Dpd Svizzera ha superato sé stessa. Non solo non si assume la responsabilità di datore di lavoro assumendo direttamente i corrieri, ma subappalta anche lo sporco lavoro di licenziare quei “fastidiosi” lavoratori che “osano chiedere condizioni di lavoro dignitose”. Un agire indegno per una società che si vuole civile. Per chi volesse sostenere i lavoratori licenziati, Unia ha promosso una petizione online.
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