Intervista all’architetto Renato Maginetti
di RedQ
«Finalmente si pensa di considerare tutto il territorio, dal Monte Gazzirola a Lugano fino a Figino». Esordisce così l’architetto Renato Magginetti nelle sue osservazioni sul Piano direttore di Lugano, a far difetto è la capacità critica di affrontare le cause dell’attuale dissesto territoriale, urbano, economico, sociale e ambientale di quello stesso territorio.
«Non ci si preoccupa nemmeno di capire come si sia arrivati a questo punto». Per Magginetti è essenziale ricordare il significato delle parole: “Città” e “campagna”, due entità precise le cui funzioni sociali si sono andate costruendo nel tempo. Se la campagna era fondamentale per la sussistenza, la città era un perimetro in cui gli edifici, spesso contigui, definivano lo spazio pubblico.
«Una volta su 200 m di strada, con infrastrutture, c’erano almeno 100 appartamenti e, al piano terra, artigiani, negozi, osterie, e bambini che giocavano in strada. Oggi per l’equivalente dei 100 appartamenti (casette), ci vogliono almeno 2 km di strade con infrastrutture e km di recinti, uno diverso dall’altro, e km di strisce di “verde”, di 4/5 metri attorno agli edifici (che costano e non servono a nessuno) e rampe d’accesso ai posteggi interrati» spiega Magginetti.
«Questo tipo di urbanizzazione che accettiamo acriticamente da almeno 70 anni è la vera causa del disastro economico e finanziario della nostra società» rincara.
Oggi si applicano normative di cui si evita di conoscerne l’origine, afferma l’architetto. «Prendiamo le distanze degli edifici dai confini dalle strade e da altre costruzioni. Con l’avvento dell’automobile decisero che i nuovi edifici andavano costruiti a distanze che permettessero strade sufficientemente larghe. Da allora queste norme stanno proliferando per inerzia. I pianificatori si ingegnano con sempre nuovi criteri che impediscono la definizione dello spazio pubblico. Le strade e le piazze si delimitano con le facciate degli edifici, non con siepi e muretti e ramine di cinta».
Per Magginetti, dentro la Grande Lugano, solo una piccola porzione del territorio può aspirare a diventare Città nel senso storico del termine. «È la Piana del Cassarate definita a sud dal lago (Paradiso, nucleo medievale di Lugano, Parco Ciani, la foce, le attività sportive a lago, Castagnola) e a nord dal Cimitero e dal Centro Sportivo e culturale di Cornaredo. È questa l’area da densificare in sintonia con i nuovi criteri enunciati nel concetto di “sviluppo insediativo centripeto”, così specificato: “In sintesi si tratta di guidare l’evoluzione degli insediamenti verso una maggiore concentrazione di abitanti e posti di lavoro in luoghi strategici. Luoghi ben allacciati al trasporto pubblico, dotati di commerci e servizi alla popolazione e all’economia, nonché di punti d’attrazione per attività di vario tipo (culturali, di svago, ecc.)”»; conclude l’architetto.
Uno spazio città che va preservato dall’invadenza dell’automobile. «Un’invenzione formidabile che ci consentì grandi e nuove libertà fino ad allora inimmaginabili, di cui oggi abbiamo abusato. Inquinano di più quando sono ferme che quando viaggiano. Ci sono almeno 3 posteggi per ogni auto (uno a casa, uno al posto di lavoro e diverse frazioni al centro commerciale, al centro culturale, al centro sportivo, …). Un posteggio occupa almeno 13 metri quadri, equivalenti al minimo richiesto per una camera d’appartamento con 2 letti. Per posteggiarle abbiamo distrutto palazzi, case, stalle, parchi, giardini, snaturato piazze, strade e vicoli pedonali, sentieri, coperto corsi d’acqua, scavato grosse buche sotterranee sotto piazze, palazzi, giardini».
Dentro la nuova città immaginata da Magginetti, si dovrà limitare al massimo l’uso dell’automobile. «Oggi per la sopravvivenza della città è fondamentale impedire il traffico di transito e ridurre il traffico privato. Nel nucleo medievale e sul lungolago, da Paradiso a Castagnola la zona pedonale potrà essere più rigida ma è tutta la piana del Cassarate che deve diventare zona pedonale con traffico lento e l’accesso veicolare limitato al servizio a domicilio. Tutti devono avere la possibilità di scaricare persone e materiali davanti a casa ma i posteggi dovrebbero essere pubblici e raggruppati a debita distanza dall’abitazione o dal posto di lavoro, in luoghi che potrebbero essere di aggregazione. Le strade costruite per la gente lasciamole alle persone, ai ragazzi e ai bambini!».
Fuori dai limiti cittadini immaginati da Magginetti, «l’edificabile fagocita il tutto e nella periferia non esiste spazio pubblico, spazio privato e spazio intimo ma solo area pubblica o area o superficie privata». Una periferia che andrebbe ripensata, ricostruita per esempio sull’ipotesi di “Costellazione” che Magginetti reinterpreta così: «Come in cielo alcune stelle formano delle costellazioni, nel territorio luganese si possono immaginare costellazioni formate dai villaggi, della Val Colla, o attorno al San Salvatore, o sul monte Brè. Ma è fondamentale lo sviluppo centripeto dentro nuovi limiti dei villaggi, sradicando la periferia e ricostruendo la campagna.
Ipotizzare una costellazione “Lugano a lago” e altre sulla Piana del Cassarate come indicato dagli autori del Piano direttore, dimostra che quest’ultimi non conoscono il significato delle parole, in particolare di villaggio, borgo e città e campagna.
Sono solo parole, vuote; solo marketing».
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