Elezioni comunali
L'editoriale - Q49
Finalmente l’annata elettorale è finita! E non siamo sicuramente gli unici a tirare un sospiro di sollievo.
Soprattutto dopo la tornata delle elezioni comunali, con una campagna elettorale tra le più noiose che si ricordino, con dei dibattiti radio-televisivi più che soporiferi e tralasciando le dirette di domenica 14 aprile che hanno strapazzato anche i nervi più sensibili, senza dimenticare i commenti totalmente stereotipati dei presidenti di partito.
Tutto sommato i cambiamenti causati da queste elezioni sono stati poco rilevanti. È vero: l’UDC progredisce un po’, mentre la Lega regredisce, ma forse un po’ meno di quanto ci si aspettava. Salvo qualche exploit, soprattutto personale, continua la crisi strisciante dei Liberali, mentre si rafforza un po’ il Centro, che forse avevamo dato un po’ troppo presto per comatoso.
Per l’area rosso-verde non è stato un giorno di festa, anche se il discorso è complesso e va fatto (e soprattutto andrà fatto) con calma ed in profondità. Durante le recenti grandi manifestazioni di protesta, che per il Ticino si possono quasi definire oceaniche, contro le misure di risparmio del Governo, diversi partecipanti avevano espresso la speranza che il vento di rivolta avrebbe rafforzato i movimenti progressisti anche nelle urne.
Una speranza un po’ troppo idealistica e quasi utopica, se si tiene conto della realtà di questo cantone, nel quale, soprattutto al di fuori delle città, non sono sicuramente i grandi temi politici a far decidere cosa uno vota a livello comunale, ma, oltre alla tradizione familiare e clanistica, a pesare sono le logiche delle cerchie personali, taluni direbbero delle cosche e dei capibastone.
Non per niente la tornata elettorale più favorevole alla sinistra, quando non commette errori madornali, è quella delle federali, dove sono appunto i temi politici generali ad avere maggior peso.
Tutti i commentatori si sono sforzati di dire che la sinistra il 14 aprile ha perso. Se guardiamo però soprattutto al voto delle città, ciò non è per niente vero. A Bellinzona tutto è stabile, a Lugano, nonostante la scissione di Avanti e la non collaborazione dei Verdi, l’Unità di Sinistra avanza, e a Locarno, se sommassimo i voti dell’Unità di Sinistra con quelli dei Verdi e di Avanti (certo che Mirante è di destra, ma non buona parte di coloro che votano la sua lista), supererebbe addirittura il PLR, conquistando quindi la maggioranza relativa.
Le elezioni comunali hanno segnato però una grave sconfitta ideale per la proposta politica di un’alleanza rossa-verde, che era stata sbandierata con toni entusiastici prima delle elezioni cantonali. Da allora, al di là dei proclami altisonanti, programmaticamente era stato concluso ben poco, per non dire nulla. Ora c’è stata la prova che il tutto era in gran parte un’alleanza di facciata. Noi l’avevamo denunciato sin dall’inizio, ragion per cui c’eravamo rifiutati di accodarci alla lista comune per il Consiglio di Stato. Soprattutto i Verdi dovranno farsi un approfondito esame di coscienza, tenendo conto che il loro comportamento ha impedito l’affermazione della sinistra sia a Locarno che a Lugano, ma non solo.
La giustificazione data dai dirigenti “non possiamo obbligare le nostre sezioni a prendere decisioni diverse” è al limite del ridicolo. La dirigenza dei Verdi, anche per l’assenza dai temi cantonali di Greta Gysin, è sempre più evanescente. A buon intenditor… Allargando il discorso notiamo come il MPS marci, quando va bene, sul posto, nonostante tutto il suo lodevole attivismo, a riprova di come a livello elettorale lo spazio per piccoli partiti di sinistra sia molto limitato.
Noi del ForumAlternativo rimaniamo fortemente a favore di alleanze programmatiche ampie in ambito del movimento rosso-verde, al di fuori del quale non vediamo gran futuro per la sinistra, almeno elettoralmente.
Dopo quasi dieci anni è giunto però anche per noi il momento di tirare un po’ le somme e di decidere cosa vogliamo fare da grandi. È quanto abbiamo cominciato a fare e che continueremo ad approfondire prossimamente.
PS: I brogli di Arbedo e probabilmente di Ascona (solo la punta dell’iceberg?) hanno sorpreso solo gli ingenui, che han dimenticato la tradizione ticinese che fino a 40 anni fa faceva votare anche i morti. Perciò abbiamo ora una legge elettorale severissima (così che lo spoglio dura di più che in India) e che a Nord delle Alpi nessuno capisce: basta leggere i loro commenti sulle nostre elezioni o sentire gli strafalcioni di presunti esperti svizzeri tedeschi, interrogati dalla RSI a proposito di questi brogli! Questa fondamentale “tradizione” ticinese dovrebbe essere il tema centrale delle lezioni di civica. Probabilmente invece non se ne parla.
Tratto da: