di Franco Cavalli
Tra i temi in votazione il 9 giugno, i più importanti, almeno in ambito nazionale, sono le due iniziative sui premi di cassa malati e sui costi della salute. Cominciamo dall’iniziativa “Per premi più bassi – freno ai costi nel settore sanitario”, lanciata anche con evidenti scopi propagandistici dal Centro.
Riassumendo il testo parecchio confuso dell’articolo costituzionale, si capisce che l’iniziativa domanda che i costi della salute evolvano conformemente all’economia nazionale, introducendo se necessario un freno ai costi. In particolare, si stabilisce che se, due anni dopo l’accettazione dell’iniziativa, l’aumento dei costi coperti dalla LAMal è superiore di oltre un quinto all’evoluzione dei salari, la Confederazione deve prendere provvedimenti per ridurli con effetto a partire dall’anno successivo.
L’iniziativa non dice però assolutamente nulla su cosa si debba fare per ridurre questi costi: proprio perciò è molto pericolosa. Vediamo di capirne il perché. È ormai noto che, mentre i costi sono abbastanza controllati nel settore ospedaliero, essi aumentano continuamente nel comparto ambulatoriale: qui la voce che sta veramente esplodendo è quella dei farmaci. Domandiamoci perciò cosa potrà fare il Consiglio federale, nel breve spazio di un anno, per mettere in pratica l’iniziativa, qualora questa fosse accettata dal popolo.
Nel settore ambulatoriale la Costituzione protegge il libero mercato, a cui non si può porre nessun limite. Anche i timidi tentativi del ex consigliere federale Berset d’introdurre almeno una parvenza di budget globale, sono stati brutalmente rimandati al mittente, soprattutto da parte del Centro. Quest’ultimo partito è poi stato all’origine del progetto EFAS (contro cui è ora riuscito il referendum lanciato dalla sinistra) che aumenta ancora a dismisura il potere delle casse malati. È anche evidente che la maggioranza di centro-destra del Parlamento e del Consiglio federale non ha la minima intenzione di scontrarsi con la principale lobby del nostro paese, quella dei monopoli farmaceutici. Ciò che capiterà quindi se l’iniziativa venisse accettata, sarà che il Consiglio federale dovrà limitare drasticamente la lista delle prestazioni e dei medicamenti che le casse malati sono obbligate a rimborsare. Anche perché questa è l’unica cosa che potrà fare nel giro di un anno. Quindi a farne le spese saranno soltanto i pazienti. Ecco perché non possiamo che votare No.
Altrettanto convinto deve essere invece il nostro Sì per l’iniziativa socialista che limita i premi di cassa malati al 10% del reddito, obbligando quindi Confederazione e Cantoni a mettere a disposizione maggiori sussidi per diminuire il carico dei premi, che oggi spesso arriva sino al 14-15%, in alcuni casi addirittura al 20% del reddito. Tutti i sondaggi dimostrano che questa è ora la preoccupazione principale della popolazione. Come mai siamo arrivati a questo punto? Perché il nostro paese è l’unico dove i premi di cassa malati sono uguali per gli operai come per i milionari, per questi ultimi rappresentano quindi un enorme sgravio fiscale.
Certo, la vera soluzione sarà l’introduzione di una cassa malati unica finanziata con premi proporzionali al reddito. Ma anche se la maggioranza della popolazione sembra attualmente essere finalmente d’accordo con questa soluzione, per arrivarci ci vorranno perlomeno cinque o sei anni. Per cui è necessario fare qualcosa subito, anche se si tratta solo di un cerotto. Ho purtroppo sentito gente di sinistra dire “però con questo cerotto abbassiamo la pressione necessaria per arrivare alla vera soluzione del problema (cassa malati unica, premi proporzionali al reddito)”. Non lasciamoci fuorviare: il “tanto peggio, tanto meglio” non ha mai funzionato.
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