UN BALIVO ALLʼASSALTO DELLA SANITÀ TICINESE

di Franco Cavalli

 

Il direttore di Curafutura Pius Zängerle ha ingiunto al Ticino il trasferimento di una parte consistente dell’attività ospedaliera in altri cantoni.

Ciò vorrebbe dire la morte del progetto cantonale di ospedale universitario

 

In queste colonne (area) ho parlato spesso dei problemi sempre più ingravescenti del nostro sistema sanitario, che ormai è al limite dell’implosione. Per chi non ha i paraocchi e soprattutto non ragiona solo in termini dei suoi interessi, risultano anche chiare le cause di questo imminente disastro.

 

Le ricordo però ancora una volta:

la mancanza di una cassa malati unica con premi proporzionali al reddito,

l’esplosione dei premi dei farmaci,

l’aumento incontrollato del settore ambulatoriale, dove dominano le regole del mercato e dove ormai tutti sanno che almeno un quinto delle prestazioni è assolutamente inutile.

Molti esperti inoltre lamentano l’assenza nel nostro sistema sanitario di un vero timoniere, mentre i troppi interessi contrastanti bloccano ogni riforma. La situazione potrebbe però presto cambiare, ma purtroppo in peggio.

 

Verosimilmente in novembre voteremo, grazie alla riuscita del referendum realizzato dalla VPOD romanda, sulla riforma conosciuta con l’acronimo EFAS. Quest’ultima, introducendo un finanziamento uniforme delle cure ambulatoriali e stazionarie (di per sé una buona idea), consegna però tutto il potere nelle sgrinfie delle casse malati e non, com’è il caso per esempio della SUVA, allo stato e ai consumatori. Le casse malati dovrebbero quindi diventare la soluzione, quando tutti sanno che invece rappresentano buona parte del problema!

 

Il direttore di Curafutura Pius Zängerle, già ben conosciuto per le sue prese di posizione altamente roboanti, ha recentemente dato un assaggio, durante una conferenza stampa tenuta a Lugano, di cosa ciò significherebbe. Con un tono che ricorda quello dei balivi di famigerata memoria, ha ingiunto al Ticino di prevedere nella pianificazione ospedaliera, che dovrebbe arrivare in un futuro non troppo lontano, il trasferimento di una parte consistente dell’attività ospedaliera in altri cantoni.

 

Se quanto ordina il signor Pius Zängerle avvenisse, ciò rappresenterebbe evidentemente la morte di ogni progetto di ospedale universitario in Ticino. In una graduatoria che prevede cinque scalini, attualmente l’Ente Ospedaliero Cantonale (EOC) si piazza al secondo livello, quello dell’ospedale con insegnamento universitario, pronto però, quando i tempi saranno maturi, ad entrare nel club ristretto degli ospedali universitari. Ciò richiede naturalmente un maggior investimento del cantone per permettere ai vari professori di fare il necessario lavoro di ricerca, ma anche e forse soprattutto di mantenere tutta la casistica in Ticino e anzi se possibile di attrarre magari pazienti dal Nord delle Alpi, pensando soprattutto agli italofoni.

 

Come è stato più volte ripetuto da vari responsabili, la prospettiva di avere un ospedale universitario è anche un tassello fondamentale per l’ulteriore sviluppo di quel progetto di un centro di competenza delle scienze della vita in Ticino, per ora limitato agli istituti di ricerca bellinzonesi, che rappresenta in pratica l’unico vero progetto di sviluppo di questo cantone per il prossimo futuro, che abbia grosse possibilità di realizzazione.

 

Ma tutto ciò all’aspirante balivo Zängerle non interessa. Lui si batte per garantire ancora a lungo l’inefficienza cronica delle casse malati, gli stipendi stratosferici dei tanti manager superpagati delle troppe casse malati e probabilmente anche la sua posizione di direttore di uno dei due agglomerati di assicuratori. Cerchiamo quindi di non farci né imbrogliare né intimorire da un simile personaggio.

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