Dove sta andando il mondo?

Q50 - L'editoriale

 

Il presidente Mao usava dire “gran confusione sotto il cielo, situazione ottima”, pensando alle possibilità rivoluzionarie che si aprivano. C’è però da dubitare che nella pessima situazione attuale ci sia qualcosa di cui rallegrarsi.

Ci troviamo piuttosto in quella situazione ben descritta da Gramsci, per cui quando il vecchio mondo è tramontato ed il nuovo non si è ancora affermato, allora nascono e dominano i mostri.

 

Rifacendoci allo storicismo gramsciano, ricordiamoci che alla fine della 2a Guerra Mondiale nell’opinione pubblica europea prevaleva la speranza di un futuro socialista, perché la gente ben si ricordava che sia in Italia che in Germania il nazifascismo aveva potuto impossessarsi del potere, solo quando aveva ottenuto il sostegno della parte preponderante del grande capitale. Poi, per evitare ogni evoluzione radicalmente socialista, il grande capitale, oltre a lanciare il Piano Marshall e la Guerra Fredda, aveva concesso anche un gran compromesso con il mondo del lavoro (“vi diamo ogni anno qualcosa di più, voi rinunciate a cambiare le strutture di potere”), che aveva prodotto i “trent’anni gloriosi” della rinascita europea. Poi, quando l’Unione Sovietica non faceva ormai più paura e la situazione si era nuovamente “normalizzata”, Reagan e Thatcher buttarono a mare questo compromesso, inaugurando l’era neoliberale.

 

Dopo vent’anni di trionfi, quando si era speculato addirittura sulla fine della storia, la crisi del 2008, che per un pelo non ha fatto saltare il banco, ha inaugurato un periodo di crescente instabilità e da questa crisi più che decennale il capitalismo per intanto non riesce ad uscirne. Com’era stato il caso cent’anni fa, anche adesso una parte sempre più consistente della classe capitalista sta perciò flirtando con una soluzione autoritaria.

 

Se cent’anni fa c’era stata la celebre cena di Hitler con i rappresentanti del grande capitale tedesco, adesso alla vigilia delle elezioni francesi i capi del MEDEF (il multimiliardario Bolloré, a cui fanno capo gran parte dei media francesi, in testa) hanno pranzato con Marine Le Pen. Ed Elon Musk non solo sostiene Trump, ma addirittura aizza il mob fascista ad aggredire le istituzioni statali in Gran Bretagna. E se già Angela Merkel aveva riconosciuto che la democrazia era ormai limitata al campo delimitato dal mondo economico, ora Peter Thiel, fondatore di PayPal e di Palantir e grande ideologo degli ultraricchi che dominano ora la Silicon Valley, ha chiaramente scritto “non credo più che libertà e democrazia siano compatibili”. Questo si riflette nell’agenda 2025 preparata da Heritage Foundation e su cui si basano i Repubblicani americani.

 

A livello internazionale alcune immagini descrivono perfettamente la realtà. Mentre difatti a Pechino i capi di tutte le fazioni palestinesi discutevano sul futuro di quel popolo ed il Ministro degli esteri ucraino Kuleba veniva accolto per discutere di un possibile armistizio, contemporaneamente al Congresso americano le standing ovations per il criminale di guerra Netanyahu si sprecavano. Per fortuna un’ottantina di deputati della sinistra democratica si erano rifiutati di esserci. A livello geopolitico è sempre più evidente un’alleanza tra Trump, Netanyahu, i vari fascisti latino-americani ed europei, nonché la parte peggiore, se ce n’è una, della NATO. In contrapposizione, il Sud globale è ora rappresentato soprattutto dai paesi dei BRICS.

 

Qualche lumicino di speranza si sta accendendo però anche in Occidente. Nei paesi più avanzati alle recenti elezioni europee si è rafforzata la sinistra radicale, in Francia ha vinto il Nouveau Front Populaire, Kamala Harris ha scelto come candidato alla vicepresidenza un uomo “di sinistra”, anche se poi non ha lasciato parlare i delegati pro-Palestina.

 

Che alla base di tutto ci sia anche un gigantesco e furibondo scontro di classe, è ovvio. E non è detto che dovremo perderlo anche stavolta, come è stato il caso cent’anni fa.

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