Pianificazione ospedaliera: uno scherzo di cattivo gusto?

di Franco Cavalli

 

In fatto di sanità, in Ticino siamo abituati ai tempi biblici. Così il Consiglio di Stato (CdS) ha impiegato ben nove anni per respingere l’iniziativa popolare, di cui sono primo firmatario, che vuole istituire un’assicurazione che copra le spese delle cure dentarie basiche e, si noti bene, senza proporre neanche uno straccio di controprogetto.

 

Nel caso della pianificazione ospedaliera (POC) è dal 2019 che si aspetta una nuova proposta, dopo che il Tribunale amministrativo federale (TAF) aveva bocciato quella precedente del 2015. Dopo oltre cinque anni la montagna ha ora partorito il classico topolino: questo sostantivo si riferisce naturalmente alla povertà delle idee, non alla quantità di documenti prodotti.

 

Con la scusa di voler rendere il processo decisionale più snello e rapido, la maggioranza borghese e leghista del Gran Consiglio (GC) aveva nel frattempo deciso che la POC è ora soprattutto di competenza del CdS e non più del GC. Uno dei tanti trasferimenti di potere, sempre duramente criticati dal compianto Dick Marty, dal legislativo all’esecutivo. Il risultato di questa manovra politichese è ora il topolino cieco prodotto dopo molta carta dal CdS.

 

Ci vorrebbe molto più spazio di quello consentito da questa colonna per sviscerare compiutamente la nullità del messaggio prodotto a proposito della POC dal CdS e recentemente sottoscritto, anche se con alcune critiche, che lasceranno però il tempo che trovano, dalla commissione sanitaria del GC. Una critica più approfondita seguirà nel prossimo numero dei Quaderni Alternativi. Qui mi limito a due osservazioni.

 

Il CdS sembra travisare le sentenze del TAF, per cui arriva a dire che “la pianificazione non è fatta per incidere sulla spesa sanitaria” e che quindi non serve fare delle scelte e fissare delle priorità. Questa interpretazione del CdS non corrisponde per niente a quanto prescrive la LAMal e tantomeno a quanto deciso quando con la revisione della stessa legge nel 2011 si permise anche il finanziamento delle cliniche private. A quel momento fu chiaramente statuito che sarebbero poi stati i cantoni a dover decidere se in base ai loro piani di fabbisogno, era necessario o meno finanziare una o più di queste cliniche private. Nel 2019 il TAF aveva semplicemente bocciato la POC ticinese, perché nella legge non erano previsti i requisiti che queste cliniche dovevano avere: questa debolezza nel frattempo è stata corretta grazie alle modifiche legislative introdotte a seguito dell’iniziativa popolare sulla qualità delle cure mediche realizzata da un gruppo di professionisti della salute vicini al ForumAlternativo.

 

Basandosi (per sbaglio?) su questa interpretazione errata, il CdS propone quindi una pianificazione che è semplicemente una fotografia dell’esistente, arrivando a prevedere finanziamenti addirittura a chi ha anche solo una quota di mercato che si aggira attorno al 2-5%. Evidentemente le cliniche private stanno già stappando bottiglie di champagne!

 

Inoltre, la proposta del CdS accenna solo di sfuggita alla Master Medical School (MMS), cioè alla facoltà di Medicina e tralascia completamente il tema molto attuale della necessità di un Ospedale Universitario e della conseguente richiesta di finanziare in modo importante la ricerca biomedica. E sì che questo attualmente è uno dei pochi, se non l’unico concreto progetto di sviluppo che ha il Canton Ticino!

 

Anche chi ha poca dimestichezza con il mondo sanitario, capisce però immediatamente che il progetto, anche se solo a media scadenza, di un Ospedale Universitario obbliga da subito a ridisegnare le priorità e le scelte nel settore della pianificazione ospedaliera. Ma questo né il CdS né purtroppo la commissione sanitaria del CG sembrano ancora averlo capito.

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