
di Franco Cavalli
Sin dall’inizio della guerra in Ucraina, noi del ForumAlternativo abbiamo sostenuto che si trattava di un conflitto insensato, perché con un minimo di buona volontà diplomatica lo si avrebbe potuto evitare.
Non ci voleva neanche molta fantasia per tratteggiare una possibile soluzione: un’Ucraina neutrale o perlomeno non membro della NATO, il riconoscimento di quell’autonomia al Donbass che era stata decisa, ma mai attuata, negli accordi di Minsk, l’appartenenza della Crimea alla Russia ed in compenso forti garanzie di protezione militare dell’Ucraina, che avrebbe al limite potuto anche entrare nell’UE. Era grosso modo anche l'accordo trovato tra i contendenti ad Istanbul nell'aprile del 2022, poi sabotato da Washington.
Centinaia di migliaia di morti più tardi, la soluzione in discussione ora non è molto diversa da quelle che ho appena tratteggiato. Pur condannando duramente sin dall’inizio la criminale aggressione putiniana, come ForumAlternativo avevamo perciò adottato una posizione riassumibile nello slogan “Né con Putin, né con la NATO”. Ci era difatti sembrato chiaro che sulla pelle del popolo ucraino si stava combattendo anche, e forse soprattutto, una guerra tra due imperialismi: quello neo-zarista di Putin e quello americano, di cui la NATO è da almeno 30 anni il braccio militare operativo.
Nell’isteria che prevaleva in quei mesi ci beccammo perciò una serie di epiteti, tra i quali il più gentile era quello d’essere “filo-putiniani”. A poco a poco molti si accorsero però poi che era soprattutto Washington ad aver interesse a prolungare la guerra: così metteva in fila la mai troppo amata UE, grazie al sabotaggio del Nord Stream obbligò ben presto l’Europa ad acquistare gas liquido americano (molto più caro di quello russo: la causa principale ora della crisi economica tedesca), mentre i profitti dell’industria bellica ed energetica statunitense andavano alle stelle. C’era poi chi nella NATO sognava di sconfiggere la Russia, magari addirittura frantumandola in molti staterelli, come si era riusciti a fare con la ex-Jugoslavia, dimenticando però che si aveva a che fare con la seconda potenza nucleare mondiale. Che la chiave per risolvere l’inghippo dovesse essere cercata a Washington ci era perciò chiaro: e quanto sta capitando adesso lo dimostra in modo lapalissiano.
Ecco perché il Re è ora nudo! Il capovolgimento della posizione USA non è sicuramente dovuto, come qualcuno scioccamente suggerisce, al fatto che Trump sarebbe un “pacifista”. Semplicemente l’imperialismo americano sta cambiando pelle, come fanno le bisce d’estate. The Donald sa che i miliardi regalati all’Ucraina non sono mai stati popolari in America: ora che vuole abbassare le tasse ai ricchi, è ben contento di poterli risparmiare. Ritirandosi dall’Europa, egli inoltre vuole obbligare gli stati del Vecchio Continente a raddoppiare o addirittura a triplicare le spese militari: si calcola che almeno l’80% delle armi verranno acquistate negli Stati Uniti.
Dopo la liberalizzazione totale a cui l’UE ha costretto Zelensky, il granaio ucraino ed i gangli fondamentali dell’economia di quel paese saranno facile preda dei conglomerati statunitensi: BlackRock ne sta già facendo man bassa. Non c’è il minimo dubbio che Trump rappresenti gli interessi della parte dominante del capitalismo americano. Lo stesso che è terrorizzato dall’ascesa cinese, ora addirittura nel settore dell’intelligenza artificiale. Alla conferenza di Monaco Vance lo ha detto chiaramente: il nostro problema ora è la Cina. Per avere le mani più libere con Pechino, Washington ha quindi deciso di chiudere la pendenza ucraina.
Pubblicato in Area la mattina del 28 febbraio